Artioli: «Sono il simbolo del nuovo Pd»

Alla presentazione del circolo di Liberal Pd non si è presentato nessun big del partito. Bianco: «Elena è cambiata»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Alla presentazione dei circoli di Liberal Pd, ieri all’Hotel Laurin, il Pd non si è presentato. Non quello locale di Bolzano, e nemmeno quello provinciale. C’era però Enzo Bianco, ex ministro dell’interno, sindaco di Catania e presidente nazionale dell’associazione organica al Partito Democratico. E seduto al suo fianco c’era Uwe Staffler, appena defenestrato dalla segreteria provinciale del partito e risorto come portavoce regionale dell’associazione.

E poi c’era Elena Artioli, il motivo per cui mancavano tutti gli altri. «Non me la prendo - ha sospirato la consigliera provinciale transfuga da Forza Italia - sono determinata a proseguire su questo percorso, che è lo stesso indicato da Renzi a livello nazionale». E Liliana Di Fede, la segretaria provinciale del partito, che ha declinato l’invito insieme a tutti gli altri militanti, «non se la prenda, se ci vorrano due anni per farmi accettare, allora aspetterò due anni». Il futuro di Elena Artioli è nel Pd, la cosa è già decisa, il resto è questione di tempo.

«Sono un simbolo di rinnovamento - ha spiegato la nuova presidente LiberalPd - la mia esperienza è la prova che le porte del Pd sono aperte anche a chi proviene da esperienze e idee anche profondamente diverse». Finora, lamenta Elena Artioli, per entrare nel partito, serviva il pedigree, «vedendo me, molti altri si sentiranno liberi di intraprendere questa strada».

Come Claudio Degasperi, “follower” della Artioli in senso letterale, che qualche giorno fa voleva formare un nuovo gruppo (ora è in Forza Italia-Lega) in consiglio comunale col nome “Team Autonomie Liberal PD”, ma poi non c’era il numero minimo di appartenenti per procedere con l’operazione. Ieri è stato presentato come segretario provinciale di Liberal Pd. Questione di tempo e arriveranno altri, «Le polemiche - ha spiegato la Artioli - ci hanno fatto solo bene, nel giro di un mese abbiamo raccolto già cinquanta sottoscrizioni». Tra cui un ragazzo di colore, presente alla conferenza, «Per noi la diversità culturale è un dono - ha commentato Staffler, che è cognato dell’Artioli - una ricchezza che rispettiamo e che siamo intenzionati a valorizzare; per questo sul tema dell’immigrazione abbiamo chiara l’idea dell’accoglienza e della generosità». Ma per le emergenze, «Serve più Europa», è intervenuto Bianco. Che prima dell’incontro era passato da Spagnolli per assicurargli il sostegno dell’associazione nel caso volesse ricandidarsi alle elezioni di maggio 2015.

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