Asili, Comune contro Provincia: «La nuova legge è tutta da rifare»

Nelle città decine di famiglie costrette a ridurre le ore di frequenza dei figli di almeno un terzo. Le coop: «Si deve recuperare con i regolamenti esecutivi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Lo avevano detto a novembre l’assessore Randi e il sindaco Spagnolli e lo ha ripetuto l’altroieri l’assessore Gallo: «La nuova legge sulla famiglia penalizza le coppie in cui entrambi i genitori lavorano, soprattutto a Bolzano e Merano, dove prima c’era un tetto di spesa mensile di 406 euro, a prescindere dalle ore di frequenza dei nidi, mentre adesso si paga fino a 584 euro. La Provincia ammetta l’errore e cerchi di recuperare con i regolamenti esecutivi». E ancora: «I danni per i servizi alla prima infanzia si iniziano a vedere e i conti non tornano. I cittadini, in particolare delle realtà urbane, hanno bisogno di servizi pubblici a prezzi calmierati, non di elargizioni».

Ad essere “sotto tiro” è il raddoppio del «Taschengeld», l’assegno familiare passato da 100 a 200 euro (per le famiglie con bimbi fino a 3 anni), che costa alla Provincia 32 milioni di euro. «C’è chi si è trovato, soprattutto in periferia, più soldi in tasca, perché già prima utilizzava poco o nulla i servizi alla prima infanzia e chi invece, in città, ha dovuto fare i conti con una stangata sulle tariffe per asili pubblici e microstrutture cooperative». La conferma che le cose sono davvero cambiate viene direttamente dagli operatori del settore. La scorsa settimana Federsolidarietà ha presentato il caso limite di un carrozziere bolzanino la cui retta per una microstruttura privata è passata da 90 a 520 euro al mese. Licia Manzardo, direttrice dell’ufficio servizi alla famiglia dell’Assb, conferma i problemi incontrati da parecchi utenti: «L’eliminazione del tetto massimo di 406 euro ha creato problemi a molte famiglie. Al pari delle tariffe applicate se un bambino supera le 160 ore di frequenza in un mese. Prossimamente avremo un incontro con il Comune e le cooperative per discutere del sistema di finanziamento, ma non solo. Le mie, peraltro, sono valutazioni tecniche e non politiche. Quelle toccano alla giunta».

Stefania Badalotti, direttrice della cooperativa Casa Bimbo, lamenta il mancato coinvolgimento degli addetti ai lavori nell’ottobre scorso, quando si è deciso di cambiare un sistema che, tutto sommato, funzionava bene. «Per il momento, operando su tutto il territorio provinciale, e non solo a Bolzano e Merano, ci siamo confrontati più con una riduzione delle ore di frequenza che non con ritiri veri e propri dei bambini. Ma ciò non significa che il problema non esista. Anzi». La Badalotti ritiene fondamentale riuscire ad incidere, d’intesa con la Provincia, sul testo del regolamento esecutivo della nuova legge. «C’è ancora margine per recuperare e correggere le distorsioni, ma vanno coinvolti da subito tutti gli operatori del comparto». Certo, per farlo, bisogna volerlo davvero.

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