Asl, 32 medici in pensione tra i 169 contratti d’opera 

Consiglio provinciale. La risposta dell’assessore Widmann ad un’interrogazione del Team K Per questo tipo di rapporto lavorativo la legge nazionale prevede una durata massima di 3 anni



Bolzano. La sanità resta sempre al centro dell’interesse della pubblica opinione e quindi anche delle interrogazioni in consiglio provinciale. Tante le domande e altrettante le risposte dell’assessore competente, Thomas Widmann. E al centro si trova spesso la difficoltà a reperire il personale. Questa volta il fuoco di fila dei quesiti arriva dal Team Köllensperger. Primo punto, quanti sono i contratti d’opera in essere presso l’Asl altoatesina? «In totale 169 persone lavorano con contratti d’opera presso l’Azienda sanitaria, di queste 32 sono medici in pensione», risponde Widmann. Il contratto d'opera è una forma particolare di rapporto lavorativo, con la quale un soggetto si obbliga a compiere un’azione o un servizio a favore di un altro, in cambio di un corrispettivo economico. Si tratta di una prestazione autonoma, senza vincoli di subordinazione. Alla fine dell’anno in corso 83 di questi contratti (sul totale di 169) raggiungeranno la durata di due anni, con la legge nazionale che ha portato il limite a 3 anni e quella provinciale che prevede un lasso di tempo massimo per questo genere di contratti pari a 5 anni. Con un’altra interrogazione il Team K voleva sapere quali siano i numeri del personale dell’Azienda sanitaria, suddivisi per compiti (medico o infiermeristico), oltre che per territorio. «In totale presso l’Asl altoatesina lavorano 1.305 medici e 3.145 infermieri», così Widmann nella risposta al quesito.

Infine è da ricordare che l’altro ieri è passata in commissione legislativa del consiglio provinciale la legge provinciale cosìddetta europea. In essa un passo che dovrebbe porre rimedio al caso di Thomas Müller, primario del Laboratorio centrale del San Maurizio, non a conoscenza della lingua italiana e quindi «cancellato» dall’Ordine dei medici altoatesino, come prevede una legge nazionale. Una direttiva Ue prevede che i professionisti che beneficiano del riconoscimento delle qualifiche professionali possiedano la conoscenza di una lingua ufficiale dello Stato membro ospitante necessaria all’esercizio della professione, o di una lingua amministrativa dello stesso, a condizione che quest’ultima sia anche una delle lingue ufficiali dell’Unione europea. Al fine di salvaguardare il principio di parificazione della lingua tedesca a quella italiana, di cui all’articolo 99 dello Statuto di autonomia, la Provincia ha previsto una disposizione che precisa come gli ordini o i collegi professionali, competenti per l’iscrizione, debbano iscrivere anche professionisti che conoscano solo la lingua tedesca, limitando gli effetti dell’iscrizione all’esercizio della professione al territorio altoatesino. Certo, resta valido il principio generale del bilinguismo.













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