«Assalto» a Renzi, Di Fede stoppa Artioli

Il segretario: «Lei nel Pd? Siamo troppo diversi». Ma Gennaccaro rilancia: «Finiremo tutti lì, Matteo è troppo forte»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Assalto al carro dei vincitori. Il Pd di Renzi arrivato al 40 per cento (nazionale) anche in Alto Adige inizia ad essere guardato con occhi diversi da molti. Come dice la segretaria Liliana Di Fede: «Il Pd sta diventando attraente perché incarna una speranza di cambiamento». Il retro della medaglia è la tentazione diffusa di passare dalla parte dei vincitori.

La presenza di Elena Artioli (Team A) prima da Debora Serracchiani e domenica all’aeroporto per accogliere Matteo Renzi («grande presidente», secondo la consigliera) racconta un fenomeno, non un caso isolato. Si annunciano mesi interessanti. Ci si avvicina alle elezioni comunali, con liste e alleanze da costruire. E prima ancora il Pd inizierà, ormai a giorni, il tesseramento 2014: un momento delicato nei partiti, che possono diventare oggetto di piccole o massicce scalate. Le primarie per il segretario si sono già tenute, ma il tesseramento può condizionare l’elezione dei circoli, tanto che nel Pd si sta discutendo se per i circoli potranno votare i tesserati 2013 o 2014. Intanto nella assemblea del Pd sono già cambiati i rapporti di forza. Se le primarie si erano chiuse con una sostanziale parità tra i gruppi Di Fede e Randi, la vittoria di un ricorso ha portato in assemblea altre 8 persone (gli ex componenti della commissione elettorale), di cui 7 schierati con la segretaria. Il gruppo Randi (con Bizzo) non l’ha presa bene e morde il freno. Insomma, il fattore Renzi diventa una bella sfida per un partito accusato, anche al proprio interno, di essere chiuso a riccio, volutamente blindato per lasciare le chiavi delle decisioni a una manciata di soliti noti. Come aprire le porte a forze fresche ed entusiaste e allo stesso tempo gestire gli approcci interessati? «Eh, la disciplina del salto sul carro la conosciamo bene», ride Ilaria Piccinotti, la renziana della prima ora per definizione, che solo pochi giorni fa ha ribadito che il Pd dovrà cambiare, «I prossimi mesi saranno importanti. Quanto a Elena Artioli, un po’ di noi si stanno ponendo domande sulla sua presenza». Artioli in avvicinamento al Pd, attraverso il cognato Uwe Staffler, componente dell’assemblea? Liliana Di Fede la prende larga ma arriva al punto: «Ho visto che è andata da Renzi. Non possiamo che essere contenti se il premier e segretario del Pd provoca entusiasmo. Ma ognuno ha la propria storia e nel suo percorso Elena Artioli ha dimostrato di avere valori fondanti diversi dal Pd. Questo è dirimente».

Elena Artioli ieri è tornata a ribadire «non ho intenzione di entrare nel Pd», ma ha aggiunto «rappresento il Team A, per il momento...» e sulle comunali si è dichiarata «aperta al dialogo».

E comunque rifiuta l’etichetta di esponente politica di centrodestra: «Non lo sono». Ma alle provinciali è stata eletta nella lista di Team A con Lega e Forza Italia. «Lega e Fi l i ho lasciati il giorno dopo», risponde, «e ho fatto bene». Il Pd è disposto ad aprirsi più del passato? Da Liliana Di Fede un impegno: «Da sindaco dico di sì. Siamo i più vicini alle persone, noi sindaci, e così mi piace il partito». Staffler intende convocare una assemblea in stile Leopolda, con nuovi simpatizzanti, «perché questo è un partito troppo chiuso».

Di Fede replica: «In aprile volevo aprire a tutti la nostra clausura e sono stata frenata da chi si diceva più renziano di tutti. Quella resta la mia prospettiva». Angelo Gennaccaro (segretario Udc), scherza sul Pd di Renzi pigliatutto: «Temo che prima o dopo finiremo tutti lì...». E a Massimo Berloffa (Nuovo Centrodestra) Gennaccaro dice: «Dopo il risultato elettorale è complicato immaginare anche in Alto Adige un futuro dei moderati in contrapposizione con Renzi e i riformisti».©RIPRODUZIONE RISERVATA













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