Autisti Sasa pronti allo sciopero

Rabbia per «turni insostenibili, salute a rischio e insulti dei passeggeri». Martedì faccia a faccia con l’azienda


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Se le cose non cambiano siamo pronti a scendere in piazza»: gli autisti Sasa, che la scorsa settimana hanno proclamato lo stato di agitazione, non sono soddisfatti delle risposte ottenute dal presidente dell’azienda Stefano Pagani e minacciano lo sciopero. L'ultima chance per evitare la rottura è l'incontro di martedì con la Rsu, ma le speranze di arrivare ad un'intesa sono ridotte al lumicino. Gli autisti, più e meno sindacalizzati, non sopportano i turni massacranti (sei ore e mezza al volante su sette), i dolori alla schiena, lo stress ma anche la mancata separazione della cabina di guida dagli utenti. «Insulti e proteste sono all'ordine del giorno ma la colpa non è nostra». E questo vale tanto a Bolzano quanto a Merano.

Matteo Menestrina (Faisa Cisal) rappresenta 40 autisti su 250 e spiega cosa non funziona: «Il turno è di 7 ore e restiamo al volante 6 ore e 36 minuti. La media nazionale è di 1 ora più bassa. Con l'avvento dell'Abo l'utenza è quadruplicata e ci sono linee - come la 2, la 3 e la 10 - sovraffollate. I tempi sono strettissimi e, per evitare ritardi, non possiamo andare neanche in bagno. Molti lamentano dolori alla schiena e altri una pressione eccessiva». Alfonso Faccini ha 52 anni ed è in Sasa da 7. «La razionalizzazione del servizio ha comportato un taglio delle corse e più stress per gli autisti. Prima andavo anch'io col bus al lavoro, oggi non lo posso più farlo perché è stata cancellata una corsa alla 6 del mattino. Il servizio per gli utenti non è migliorato e gli autisti hanno più problemi fisici. Chi lavora in ufficio ha diritto alla pausa caffè, ad una breve sosta durante il turno. Anche noi chiediamo, su 7 ore di lavoro, 15 minuti garantiti per sgranchirci le gambe o andare in bagno. Lo sciopero, in queste condizioni, è più vicino». Paolo Mancin è un autista iscritto alla Cgil. Ha 50 anni e da 21 lavora in Sasa. «Per stare nei tempi di percorrenza dobbiamo correre. Lavoriamo col fiato sul collo e per questo ci sono anche frenate brusche e disservizi. Non passa giorno in cui un collega non prenda insulti e, qualche volta, persino sputi. Sarebbe utile fare un box chiuso per la cabina di guida ma l'azienda non ci sente. Il vento è cambiato da quando c'è questo direttore». Gianluca Pulsoni, 37 anni, non è iscritto ad alcuna sigla sindacale: «Siamo spesso in ritardo e la gente se la prende con noi. Ci sono anche episodi spiacevoli da sopportare. Io ho lavorato a lungo anche in Germania e lì i tempi di percorrenza erano ben diversi. C'era meno pressione e i bus erano sempre puntuali». Enrico Nicolodi ha 51 anni e lavora in Sasa da 9 e mezzo. «Il dialogo con l'azienda è difficile e spesso veniamo considerati dei numeri o poco più. Siamo pronti a scioperare nella speranza che serva a cambiare le cose. Il vero nodo, oltre al traffico, è rappresentato dai carichi di lavoro». Benedetto Rarità, segretario provinciale Filt/Cgil, sottolinea di «non avercela con Pagani sotto il profilo umano, ma per ciò che fa in seno all’azienda. Coordino la Rsu e martedì ci aspettiamo risposte chiare e precise».

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