«Autonomia blindata con Di Maio, ma basta leggi pro Svp» 

Köllensperger: «Con Fraccaro ne parliamo da anni Più competenze, purché collaboriamo con le altre regioni»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Se nascerà il governo del premier Giuseppe Conte, il Trentino Alto Adige avrà il suo quarto ministro del dopoguerra. Riccardo Fraccaro, trentino di adozione, è uno dei nomi fissi per il Movimento 5 Stelle nel governo con la Lega. Ormai definita dovrebbe essere anche la collocazione, ministro per i Rapporti con il Parlamento. «Per un momento avevo sperato che Riccardo sarebbe diventato ministro delle Regioni. Bene lo stesso», dice Paul Köllensperger, il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle. Se ci sarà il governo, sia la Lega che il M5S avrà bisogno di molte donne e uomini. Avranno più posti che persone. Ma Köllensperger non verrà chiamato a Roma come sottosegretario. L’accordo è che resti a Bolzano per organizzare le elezioni provinciali. Il sondaggio della Svp dà il M5S all’8%. Tre consiglieri.

Köllensperger, la Lega è già stata al governo. Per voi sarebbe un debutto assoluto. È naturale che molti si chiedano se sarete in grado. Anche se il vostro programma non fosse così controverso, tra flat tax e reddito di cittadinanza, le persone che proponete saranno all’altezza?

«E chi c’è stato prima? Se sapremo fare meglio di chi ha accumulato 2300 miliardi di debiti? Credo assolutamente di sì. Rappresentiamo una rottura con il passato, lo sappiamo. Questo comporta rischi e opportunità. Persone come Riccardo Fraccaro sono cresciute molto in questi cinque anni. Più che le competenze specifiche, un ministro deve possedere le capacità per imporre la propria linea politica, altrimenti comandano le oligarchie dell’amministrazione statale. Sì, questo è un rischio per il Movimento 5 Stelle, ma lo è per tutti i ministri. E poi basta dipingerci come selvaggi. Tra i 330 parlamentari del movimento c’è il più alto tasso di laureati e di donne».

Di cosa discute in questi giorni con Fraccaro, uno dei collaboratori più stretti di Di Maio?

«Molto di autonomia, ma non abbiamo iniziato adesso. Sono cinque anni che parliamo di “specialità”. Cosa potrà essere utile all’Alto Adige e al Trentino? Il rinnovo della concessione A22, nuove competenze. L’autonomia ci interessa come forma di autogoverno, vale a dire una amministrazione pubblica più vicina ai cittadini, che possono guardare in faccia chi li governa. Ci interessa un discorso complessivo».

Mentre fino ad oggi?

«Alla Svp va riconosciuto il merito nella costruzione della nostra autonomia, ma è stata anche molto abile nel mettere sul piatto le proprie richieste in cambio di voti necessari. Nel nuovo governo troveremo orecchie aperte, ma è tempo di avere una autonomia diversa, bisogna lavorare al nostro interno. Questo significa un ruolo più forte dei Comuni e nuove forme di decisione affidate ai cittadini».

La Svp contesta l’assenza di ogni minimo riferimento all’autonomia speciale nel contratto di governo M5S-Lega, mentre c’è un lungo passaggio sul percorso di autonomia delle regioni ordinarie.

«Non è un problema: Di Maio ha detto ad Aosta che le regioni speciali sono sacrosante. Ciò che deve fare l’Alto Adige è ritagliarsi un ruolo di pioniere, per trainare le altre regioni, in primis il Veneto».

Cosa si aspetta dal governo?

«Per quanto ci riguarda, spero che nei ruoli chiave vengano scelti interlocutori che conoscano la nostra realtà, così particolare. Sono fiducioso, questo sarà il governo che riscoprirà il federalismo. Non se ne parla più dai tempi di Prodi. Ho in mente una serie di punti per il nostro territorio. Ne discuterò a Roma tra due settimane con Fraccaro».

La Svp deve prepararsi a un nuovo stile di trattativa?

«Non ho capito quale sarà il loro atteggiamento. Secondo me dovrebbero adottare un atteggiamento di maggiore respiro. Se il progetto sarà “mettiamo al centro la qualità della vita dei cittadini” troveremo porte aperte a Roma. Spero invece che siano tramontati i tempi delle leggi elettorali su misura della Svp».

Si vede come possibile partner di giunta?

«Vediamo come andrà il governo e cosa porteranno le elezioni provinciali. La Svp sarà autosufficiente come numeri o no? È questo che può determinare la nostra voglia e la possibilità di andare al governo provinciale. Non sono interessato a fare il partner di comodo».

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