il dibattito

Autonomia sotto attacco: patto di ferro tra Rossi e Kompatscher

I due governatori rinnovano l’alleanza per difendersi da Roma: «E lo faremo anche con la Regione» - L'EDITORIALE DI FAUSTINI - IL DIBATTITO, INTERVENTI E INTERVISTE


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Io e Arno? Ci sentiamo tutti i giorni. Un paio di volte quando va bene, anche di più quando va male...». Eccolo il tandem dell'autonomia provvisoria, l'asse ricostituito della nuova generazione statutaria in tempi di Statuti sotto assedio. Rossi tiene fitte conversazioni con Bolzano perché Kompatscher sta al Magnago del "Los von Trient" come gli sms al telefono a gettoni, per dirla con Renzi. Ma anche Durnwalder, a cui veniva l'orticaria a sentir parlare di Trento e Regione, è storia a confronto della cronaca di oggi che parla invece del nuovo "Ente cordiale", della cordiale intesa, delle nuove, calde, relazioni tra Alto Adige e Trentino. Calde anche per necessità. Dice Ugo Rossi: «Ci chiedete perché ci parliamo così sinceramente io e Arno? Ebbene siamo quasi costretti ad essere finalmente leali e specchiati tra Trento e Bolzano perché mai come ora l'autonomia è messa in discussione». E Arno Kompatscher: «La Regione ci tornerà utile. Magari dovremo toglierle qualche contenuto di troppo ma per dargliene altri. Per riempirla di nuove opportunità. Stiamo insieme perché soli siamo troppo deboli».

Dimenticati i tempi di Silvius a Castel Firmiano ma anche le incertezze dell'asse Andreotti-Durnwalder, tutti e due a mostrare i muscoli l'uno all'altro. Così accade che due presidenti di due province così vicine (oggi) e così lontane (ieri) si ritrovino al Circolo Cittadino e che sia il nostro direttore Alberto Faustini a sollecitarli. Non a caso, visto che l'Alto Adige e il Trentino hanno raccolto in questi mesi più di cento interventi aprendo un dibattito mai così articolato su un tema che è la ragione profonda del possibile rinvigorimento dell'asse regionale: la "provvisorietà" dell'assetto autonomistico. Così plasticamente fragile ora che sembra svanita l'illusione federalista e sono alle porte riforme costituzionali fortemente condizionate dalla crisi dei territori e dalle invidie che abbondano in tempi di spending review a tappeto. «Io immagino un'unione regionale più che una nuova regione - chiarisce Rossi- perché le due province devono mostrare le differenze, che ci sono, ma ribadire gli obiettivi comuni. Che sono sempre più chiari». Il perché lo spiega Kompatscher: «Dobbiamo capire quali sono i confini della riforma. Blindare le competenze e le clausole di garanzia. E dobbiamo farlo a Roma. Insieme, siamo un milione di persone. Meglio, no?».

Meglio anche perché sia Trento che Bolzano dovranno affrontare l'era del terzo Statuto. Che dovrà stare "ben dentro il quadro repubblicano, visto che la Repubblica ha saputo riconoscere le nostre prerogative" (parole di Rossi), ma che dovrà essere riscritto. Trent'anni fa non c'era "questa" regione, e neppure l'Euregio e neanche l'Europa di oggi. E la convenzione che Kompatscher sta predisponendo potrebbe essere un modello da seguire anche oltre Salorno. Anche se con contenuti e metodologie diverse. Perché diversi sono i territori. Cosa invidia a Kompatscher, ha chiesto Faustini a Rossi? «Sicuramente la maggiore distanza che l'Alto Adige gode rispetto alle dinamiche politiche nazionali».

E Arno? «Vorrei a Bolzano la stessa compattezza autonomistica che vedo nelle genti trentine. Lì sembra un dato acquisito e che tutti difendono. Qui c'è qualche incertezza in più. Meno convinzione». Sanità, ecologia, trasporti, rifiuti: ecco i temi che entreranno nelle nuove cornici che i due stanno ridisegnando per la regione e per l'Euregio. Ma con molto tatto. «So che Arno ha i suoi problemi a Bolzano quando parla di regione - dice Rossi - e cerco di non metterlo in difficoltà». Ma tutto serve in questa fase. Anche le esperienze. Chiama ogni tanto Durnwalder? chiede Faustini a Kompatscher: «Meno di prima...". E lei Rossi, con Dellai? "Immagino di più. Lui ha un ruolo importante a Roma. E' molto utile. Ma mi vendico, adesso che posso. Prima, da assessore, lui mi chiamava la mattina presto. Ora io lo chiamo ancora più presto. Perché so che ha acquisito ritmi e orari romani...».

A proposito di Roma. E al Quirinale, chi vorreste? «Adoro Delrio - svela Rossi -ma immagino sia più utile al governo. Quindi Finocchiaro. È donna, è competente, è trasversale...». Anche Kompatscher stima il braccio destro di Renzi ma dopo aver mostrato predilezione per la candidatura di Romano Prodi accetta la speranza di Rossi: «Bene la Finocchiaro». Riecco l'asse.













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