Aziende in Svizzera per eludere il fisco

Una decina di imprese venostane aveva chiuso in valle e riaperto oltreconfine: evasione per 4 milioni di euro


di Simone Facchini


SILANDRO. Avevano chiuso bottega riaprendola al di là del confine, in territorio svizzero, dove la pressione fiscale parrebbe meno sfiancante: un gruppo di titolari, soci e amministratori di aziende della val Venosta è finito nel mirino della Guardia di finanza di Silandro, che ha riscontrato la mancata dichiarazione di redditi al fisco italiano per complessivi 4 milioni di euro e di capitali e attività finanziarie all’estero per 11 milioni.

L’indagine delle Fiamme gialle è partita dall’analisi delle informazioni contenute nella banca dati dell’Anagrafe tributaria. Sotto la lente d’ingrandimento è stata posta la posizione di una serie di imprese italiane con sede a ridosso del confine con la Svizzera che, al momento del monitoraggio, risultavano avere cessato l’attività negli ultimi anni. Si è presto però scoperto che analoghe aziende erano state avviate nel confinante territorio del cantone dei Grigioni: una sorta di “migrazione di imprese” in Svizzera, dunque, verosimilmente suggerita dalla volontà di sfruttare il più modesto livello di tassazione. Tuttavia non era stato tenuto conto della convenzione contro le doppie imposizioni stipulata con la confederazione elvetica e della normativa fiscale nazionale, secondo cui l’effettivo trasferimento della sede di imprese in Svizzera non esime i soggetti interessati nelle nuove attività all’estero dall’assolvimento degli obblighi dichiarativi in Italia, soprattutto se gli stessi hanno qui mantenuto la propria residenza fiscale.

Sono quindi scattate le verifiche fiscali condotte con estrema accuratezza dalla tenenza della Guardia di finanza di Silandro, sotto il comando del tenente Federico Padovan. Le indagini si sono sviluppate attraverso accertamenti bancari ed esami dei documenti che hanno portato alla luce l’evasione di 4 milioni di euro di basi imponibili e l’omessa dichiarazione di capitali e attività finanziarie detenute all’estero per 11 milioni di euro.

Per il reato di omessa dichiarazione, in un caso è stata anche inoltrata denuncia all’autorità giudiziaria con conseguente sequestro preventivo di beni per 300 mila euro.

Fra l’altro, uno dei soggetti in assenza di redditi dichiarati in Italia aveva pensato bene di richiedere, ottenendola, l’esenzione di ticket sanitari per il nucleo familiare. Anche in questa circostanza è stata interessata la magistratura di Bolzano, per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Nel frattempo l’intero fascicolo è stato passato all’Agenzia delle entrate che ha già cominciato a bussare alla porta dei titolari delle aziende al quale verrà richiesto il pagamento delle imposte non versate, accresciuto dalle sanzioni previste dalle normative.

Si tratta di imprese venostane, una decina in tutto, e non solo della parte più alta della valle, ovvero quella più vicina al confine.Trasversale la categoria di appartenenza delle ditte: nell’elenco compilato dalle Fiamme gialle ci sono aziende produttrici di beni, imprese di servizi e intermediari.

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