Baby squillo, primi patteggiamenti

In due hanno già depositato l'istanza che sarà vagliata dal Pm Marchesini


Mario Bertoldi


BOLZANO. Sulla scrivania del sostituto procuratore Donatella Marchesini sono arrivate le prime richieste di patteggiamento nell'ambito dell'inchiesta sulle baby squillo di via Resia, frequentate con disinvoltura anche da ambienti della media e alta borghesia bolzanina. L'inchiesta, che ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati di sedici persone, è ad un punto cruciale. Dopo la deposizione delle tre ragazzine minorenni marocchine nel corso dell'incidente probatorio, il pubblico ministero è chiamato a tirare le prime somme. Quasi tutti gli avvocati difensori coinvolti hanno depositato memorie ed istanze. Ci sono diverse istanze di immediato proscioglimento per chi ritiene di essere stato ingiustamento accusato di prostituzione minorile, ma non mancano - come detto - anche le prime istanze di patteggiamento.

Almeno due indagati, secondo indiscrezioni che trapelano dalla Procura della Repubblica, hanno avanzato richiesta di chiudere quanto prima il contenzioso con la giustizia evitando di procrastinare un processo destinato a fare ancora molto rumore a livello mediatico. Da parte del sostituto procuratore Marchesini non è stata fornita, al momento, alcuna valutazione alle due istanze. Ovviamente il patteggiamento permette una uscita rapida dall'inchiesta da parte di un indagato. Il pubblico ministero, però, deve dare il suo assenso e l'ultima parola, in materia di congruità della pena proposta, spetta insindacabilmente al giudice. Tutte valutazioni che per il momento non sono state fatte.

Resta però sintomatico, a livello processuale, che due indagati abbiano deciso di riconoscere le proprie responsabilità tentando di uscire dal processo nella maniera più soft possibile. Ovviamente a risultare decisive saranno le dichiarazioni delle baby prostitute messe a verbale nel corso dell'incidente probatorio. Perchè l'ipotesi di reato possa restare in piedi è necessario provare che vi sia stata prestazione sessuale a pagamento da parte della minorenne e consapevolezza della minore età da parte del cliente.

Sono diversi, tra coloro finiti sotto inchiesta che hanno sempre sostenuto di non aver conosciuto la reale età delle ragazzine. Per almeno un paio di inquisiti, però, la prova in mano alla Procura è pressochè documentale. Per costoro sarà dunque difficilissimo continuare a sostenere di non aver mai neppure sospettato che le ragazzine con cui facevano sesso a pagamento fossero minorenni. In alcuni casi la Procura può contare anche sui contenuti di alcune intercettazioni telefoniche (in cui i clienti chiedevano espressamente di avere rapporti con quelle che definivano le bambine) e di diversi messaggi sms piuttosto espliciti. Insomma, chi ha chiesto il patteggiamento si è reso conto di non avere alcuna possibilità di uscire indenne dall'inchiesta e ha dato mandato al proprio legale di trattare con il pubblico ministero ed il giudice l'entità della pena concordabile. Per la cui definizione, comunque, si arriverà ai primi di settembre.

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