Benko tratta anche con gli ambientalisti per «rifare» il Virgolo

Hager: pronti a collaborare con parte dei ricavi del Kaufhaus Associazioni caute: «Se non altro c’è stata chiarezza»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Ci voleva Benko per mettere insieme tutta la galassia che ruota intorno al Virgolo tra voglia che torni com'era, paura che resti com'è e timori che diventi qualcos'altro. Dal comitato "Il nostro Virgolo", a Italia Nostra, all'ultimo presidente del vecchio circolo tennis, ai proprietari del Kohlerhof, alla pentastellata Fortini, tutti davanti ad Hager, il plenipotenziario bolzanino del tycoon austriaco, dentro il quartier generale di palazzo Menz, ultima ridotta prima dell'assalto al quadrilatero di via Alto Adige. Alla fine la galassia era quasi confortata, pur nella diversità, dall'evento: «È stato esplicito e onesto - hanno detto - di questi tempi non è molto ma è già abbastanza». In sostanza Hager ha detto questo: se riusciamo a creare valore (aggiunto) con l'operazione Kaufhaus riusciremo a trovare il denaro per risanare il Virgolo, anche alle vostre condizioni. Altrimenti sarà complicato. E la collina resterà com'è, una discarica. Sempre in sostanza, gli ambientalisti hanno replicato: il Virgolo non è merce di scambio, preferiamo aspettare la prossima occasione ma non è possibile, per avere un verde finalmente fruibile in collina, rinunciare al parco della Stazione.

Detto così, sembra che le posizioni, al di là della cortesia, restino dov'erano. In realtà non è proprio vero. Si sono aperti alcuni varchi. Maria Teresa Fortini ha proposto di prevedere nell'area del megastore qualcosa di "pubblico", magari il Polo bibliotecario facendo così risparmiare alla comunità quasi 70 milioni e la distruzione delle Pascoli. Ma Verena Segato, a capo del comitato "Il nostro Virgolo-Unser Virgl", pur ribadendo di non accettare lo scambio Virgolo-parco Stazione e di essere contraria ab initio all'idea di un megastore in centro ha tracciato la mappa di un possibile compromesso: «Tutto a questo punto resta legato ai paletti che riuscirà a predisporre il Comune nel suo bando. Se sarà ridotta la cementificazione, se sarà salvato il salvabile nell’area di via Perathoner, allora si potrebbe prendere in considerazione la proposta di Benko sul Virgolo. Ma non così e non ora».

Perché la proposta è pur sempre una proposta imprenditoriale. E su questo Hager è stato esplicito. Benko non è "lo zio d'America" ma , ed è questo il nucleo su cui ruota tutta l'architettura Virgolo-megastore, è pronto a "redistribuire alla città una buona parte degli utili che potranno essere creati con la nuova struttura in via Alto Adige». Ed è questa redistribuzione (quello che gli ambientalisti definiscono invece "merce di scambio") il possibile luogo dove individuare le vie d'uscita. «Perchè altrimenti - ha insistito Hager - qualcuno dovrebbe dirmi le alternative. In una situazione in cui il Comune non ha soldi, i privati proprietari dell'area in collina ancora meno e il Virgolo è in una situazione di non ritorno dal punto di vista ambientale».

In realtà l'alternativa non c'è. Anzi no è questa: lasciare le cose come sono. Da registrare dunque una serie di (piccole) novità: Benko e gli ambientalisti anti-Benko si sono parlati; le posizioni sono state chiarite ma anche sono stati sfiorati alcuni possibili varchi nelle rispettive trincee. A questo punto tutti aspettano il Comune. Non solo per il megastore ma anche come possibile mediatore per non far scappare dal Virgolo l'ultima occasione di un risanamento possibile.

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