Bertoldi, professione lobbista 

Dal centrodestra all’iscrizione alla Camera nell’albo dei portatori di interessi



BOLZANO. Si era fatto conoscere come presidente nazionale degli studenti del Pdl, poi dello stesso partito era diventato commissario provinciale, in alleanza con la deputata Michaela Biancofiore. Lasciati da anni gli incarichi di partito, cadute in prescrizione le ironie sul mancato diploma, Alessandro Bertoldi, è rimasto in politica, facendone una professione. Prima come socio di due società di consulenza, ora con l’attività dichiarata di lobbista. La prima uscita pubblica sui media è di sabato, con una nota di Bertoldi sull’elezione dei presidenti di Camera e Senato, firmata «rappresentante d’interessi presso la Camera dei deputati». Non è casuale, spiega Bertoldi: «Nell’apertura della nuova legislatura i rappresentanti di interessi, che stanno per costituire una associazione, chiedono al Parlamento di dare una svolta a questo settore, arrivando alla definitiva trasparenza». L’attività di lobbying in Italia si trova a metà del guado. «Da maggio è stato istituito alla Camera il registro pubblico dei rappresentanti di interessi. Ci sono anch’io, tra altri 200. Ognuno di noi deve presentare domanda di iscrizione all’ufficio di presidenza della Camera, che decide se accoglierla o meno. Va dichiarato il tipo di attività svolta e ogni anno si depositerà una relazione». L’elenco dei lobbisti non esiste al Senato, mentre è stato aperto in alcune regioni e ministeri. «Serve una legge che disciplini tutto il settore, per garantire trasparenza, come negli Stati Uniti. L’alternativa è proseguire con le attività di influenza da sottobosco in mano ai faccendieri», riassume Bertoldi. I lobbisti, dichiarati o meno, operano in Parlamento e nei consigli regionali per conto di categorie, associazioni, aziende sollecitando l’approvazione di leggi utili. Bertoldi informa di avere chiesto ad alcuni consiglieri provinciali di spingere per la costituzione dell’albo locale.













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