Bessone: «Andiamo da soli e facciamo tre consiglieri» 

Il commissario della Lega dopo l’ok di Salvini: «Siamo territoriali e autonomisti Pronti a governare con la Svp e farci carico della rappresentanza degli italiani»



BOLZANO. Bessone ha parlato ai suoi, l'altra sera. Dopo aver spiegato la questione al "capitano" Salvini, il quale gli ha dato una pacca sulla spalla e gli ha confermato : vai così. «Cosa ho detto? Beh, che Michaela Biancofiore e Alessandro Urzi insistono nel chiederci di andare insieme. L'ultima volta hanno ribadito: voi con noi, uniti, ne possiamo fare sei, di consiglieri...». E lei cosa ha risposto? «Che stavano sognando. FI, FdI e Aa nel cuore, secondo i sondaggi si dividono il 4%, noi da soli, ma oggi, magari domani di più, superiamo il 5%. Non c'è partita». Ecco perché il commissario ha detto no. Meglio: no, grazie. La ragione della cortesia è che, comunque, il centrodestra resta la casa comune, il luogo in cui anche il leghista doc si trova meglio. E infatti Bessone anticipa che, semmai dopo il voto ci si vedesse per mettere in piedi una qualche condivisione, non è coi 5 Stelle che la Lega si parlerà. «Me lo ha detto Salvini nell'ultimo incontro federale a Milano - rivela Massimo Bessone - e lo ha chiarito senza equivoci: coi grillini si lavora bene ma la nostra, a Roma, non è un'alleanza ma un contratto da rispettare e attuare». E il capitano lo ha confermato, nell'intervista di ieri: «Bolzano non è Trento . E i miei mi hanno spiegato che è meglio corre da soli». E chi glielo ha spiegato? Bessone. Che lo ha ribadito proprio nell'ultimo incontro federale. «Siamo un partito territoriale e, dunque, elidono i territori. Quando Matteo mi ha nominato commissario mi ha detto: decidete voi per il meglio». Lo schema della Lega altoatesina è disegnato: 1)si va da soli, coalizione prima del voto adieu; 2) si punta a fare dai due, meglio , tre consiglieri provinciali; 3) nessun programma per adescare preventivamente la Svp; 4) dopo le provinciali, nel caso si presentasse l'occasione, l'eventuale intesa politica successiva si farà col centrodestra, non con gli attuali alleati di governo. Matteo dunque è stato chiaro: non è alle viste nessun accordo elettorale con la vecchia coalizione melonian-berlusconiana. Restano da decidere le candidature e se si tenta di farsele dire in anticipo dal commissario, lui sorride. Ma se si prova a fare tre nomi per la testa di lista? Del tipo: Bessone, Vettori e Nevola? «Beh, - risponde - sono tre bei nomi, probabili...». E le specifiche personali, confermate dal commissario sono queste: devono essere persone "militanti", impegnate cioè sul campo, che hanno tirato la carretta, si sono sporcati le mani nelle strade e nelle piazze. Nessun esterno o qualcuno dalla "società civile". Non ci saranno sorprese, quindi, non di quelle che, ad ogni angolo, sembrano emergere tra i vecchi alleati in cerca di scosse.

Restano, al centro, i rapporti con la Svp. Salvini ha annunciato un incotro “a giorni”. È chiaro che la Lega, anche in virtù di storiche condivisioni autonomistiche, si candida come possibile interlocutore "etnico" del partito di raccolta. E vede la possibilità, questa volta concreta, di sostituirsi al Pd come alleato di giunta. «Devo ammettere che nel corso dell'ultima riunione - svela Bessone - mi è stato proposto da alcuni amici di partito di modulare il nostro programma elettorale nella prospettiva di renderlo più appetibile da parte della Svp...». E lei? «Ho risposto che dobbiamo andare per la nostra strada. Quello che pensiamo su autonomia, federalismo, rispetto statutario lo conoscono tutti. E lo conosce soprattutto la Svp. Noi facciamo la Lega e proviamo a entrare in consiglio con tre nomi. Poi, naturalmente, siamo consci che se confermeremo le previsioni siamo disposti a sederci al tavolo delle trattative con la Svp. E sono convinto che troveremo un accordo per far progredire questa terra».

Bessone conferma che tra i nomi che la Lega presenterà agli elettori ci sono sì italiani, ma anche sudtirolesi e ladini. «Noi ci candidiamo a rappresentare tutto il territorio. Resta il fatto che la Lega è pronta, anzi prontissima, a farsi carico della rappresentanza etnica del gruppo italiano e portare in giunta le sue istanze. Gli italiani devono partecipare a pieno titolo all'autonomia. E lo potranno fare con più profitto se al centro ci sarà un partito come il nostro che ne condivide i principi senza se e senza ma». Questa prospettiva la Lega la può perseguire, e questo sta alla base della scelta strategica confermata nella riunione, soltanto se correrà da sola, evitando di confondersi in una alleanza che li farebbe apparire strettamente legati a FI e Urzi che, detto eufemisticamente, la Svp vede come il fumo negli occhi. Dunque padani in solitaria prima del voto e senza nessun accordo preventivo con i 5stelle post elezioni. Queste sono le carte date da Matteo Salvini e la sensazione è che il resto della destra vi si dovrà adeguare. (pc)















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