Biancofiore: «Ripartiamo come razzi»

Torna Forza Italia e la deputata sogna l’alleanza con Grillo. Gennaccaro, Pontecorvo e Bianchi: «I moderati con noi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Lo strappo è compiuto. Addio Pdl e Alfano, bentornata Forza Italia. C’erano tre bolzanini ieri a Roma al consiglio nazionale del Pdl e tutti hanno votato la mozione di Silvio Berlusconi, che azzera il Pdl con tutte le sue cariche. Michaela Biancofiore, Alessandro Bertoldi ed Enrico Lillo erano i tre delegati locali al consiglio. «Un atto di chiarezza necessario», commentano all’unisono sulla rottura con Angelino Alfano e il gruppo dei governativi. Nei prossimi giorni verranno convocate riunioni per capire quanti iscritti altoatesini al Pdl sono attestati sulla linea di Alfano. «Credo pochissimi», anticipa Lillo, «Avevamo anticipato che noi tre avremmo sostenuto la mozione Berlusconi. Nessuno ha espresso dissenso».

Il divorzio in casa Pdl trova invece un gruppo affollato di spettatori esterni interessati, a partire da esponenti di Fratelli d’Italia come Fernando Pontecorvo e Christian Bianchi, e il segretario dell’Udc Angelo Gennaccaro che quasi esulta: «Forza Italia diventa un partito di estrema destra e finalmente c’è la possibilità di rimetterci in gioco con un progetto politico moderato, atteso da professionisti stanchi di eccessi».

Michaela Biancofiore si è commossa al battesimo della nuova Forza Italia: «Mi sono formata lì e sono felice che torneremo a un bel movimentismo, con i club di Forza Silvio e una politica che scommetto ci porterà ad alleanze diverse, come un grillismo azzurro. Nessuno è felice dello strappo, ma la situazione è surreale: Alfano conferma il programma di Berlusconi e accusa noi di estremismo».

Da ieri Alessandro Bertoldi non è più il coordinatore provinciale del Pdl. «Inizia una fase di transizione», spiega Bertoldi uscendo dal consiglio nazionale e in procinto di iniziare l’assemblea dell’«Esercito di Silvio», «Rinasce Forza Italia e gli eletti, come Michaela Biancofiore, avranno il ruolo di referenti locali». Berlusconi ha invitato tutti a tenere i toni bassi verso gli ex compagni di partito. Bertoldi commenta così la scissione: «Non necessariamente la stabilità in un governo e in un partito è un valore assoluto. Se significa immobilismo e una immagine di falsa unità, ben venga un atto di chiarezza. Le proposte del gruppo di Alfano erano irricevibili». Lillo aggiunge: «Mi sforzo di vedere l’aspetto positivo di quanto accaduto: si è messo in chiaro chi sta da una parte e chi dall’altra, pur facendo tutti parte del centrodestra. Un po’ come è già accaduto con Fratelli d’Italia. Perderemo meno tempo a parlare dei nostri problemi interni e ci concentreremo sulle cose importanti». Alfano farà la fine di Fini? «Non credo», risponde Fernando Pontecorvo (Fratelli d’Italia), «Fini aveva sbagliato i tempi. Alfano e il suo gruppo lasciano un Berlusconi molto più debole, con altri sei milioni di voti persi, un malcontento cui Alfano potrà dare una risposta». Il giudizio di Pontecorvo sullo strappo: «Meglio tardi che mai. A mio parere però non è ancora arrivato il momento di un nuovo centrodestra: solo quando ci sarà il bing bang definitivo, con la chiusura dell’esperienza di Berlusconi, ci potremo mettere tutti al tavolo». Christian Bianchi (Fratelli d’Italia) è più esplicito: «Sono molto d'accordo con le parole di Alfano. In primis, il fatto che i candidati delle prossime elezioni devono essere frutto di primarie del centrodestra. Alfano lo ha ipotizzato per le elezioni politiche, io qualche giorno fa lo avevo chiesto per le elezioni locali, comunali e provinciali. Una interessante nuova forza». Angelo Gennaccaro rilancia: «Finalmente si profila una nuova area politica. Mettiamoci al lavoro, senza vecchi padrini come Giorgio Holzmann».

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