«Bisogna puntare su chi crea ricchezza»

Brandstätter: «Nel pubblico vanno rivisti stipendi, addetti e sinergie. E bisogna favorire gli insediamenti produttivi»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Andando al dunque, Gerhard Brandstätter, titolare di uno dei più noti studi legali di Bolzano, esponente della Vokspartei e presidente della Cassa di risparmio, vuole subito fornire un esempio pratico di autonomia dinamica. È a Fiumicino, in attesa del volo di ritorno, mentre intorno a lui l'intera fila si divide tra chi scommette cinicamente sul ritardo Ethiad e chi fa gli scongiuri: «Vogliamo parlare di regioni europee? Bene. Tutte sono raggiungibili. Noi invece, dobbiamo solo sperarlo. Un aeroporto, piccolo, rispettoso dell'ambiente, sicuro, affidabile è la chiave per un buon dinamismo economico. Che è la base di quello autonomistico. Niente grandi cose. Ma senza infrastrutture siamo esposti a ogni vento...».

L'autonomia provvisoria dall'osservatorio di chi sta nella terra di mezzo, come Brandstätter, tra politica e imprese, finanza creativa e sussidiarietà delle fondazioni, è una questione molto legata alla realtà. Perché dai vertici della Cassa di risparmio all'ala imprenditoriale della Svp è questa l'ottica con cui cerca di capire come si posizionerà l'Alto Adige da qui ai prossimi dieci anni.

Bisognerà cambiare qualcosa, no avvocato?

«Partiamo col dire che dobbiamo vedere il cambiamento come una chance, non come una difficoltà».

Da dove si comincia?

«Primo, non dobbiamo rovinare quello che già c'è. Perché si fa presto a dire che alcune cose hanno fatto il loro tempo».

Come la proporz, gli anni di residenza...

«Vanno migliorate, non stravolte. Hanno garantito la pace etnica. Ci sono da fare dei correttivi, perché sono passati 30 anni. Ma per gradi».

Il terzo Statuto nascerà da una convention con tutte le parti sociali. L'economia che dirà?

«Che servirà puntare su chi crea ricchezza e benessere. E dunque agevolare maggiormente gli insediamenti produttivi e del terziario, dotarsi di una cornice fiscale del territorio che favorisca le imprese che lavoreranno qui. E poi rivedere il patto di stabilità, dando più flessibilità agli investimenti locali. Naturalmente occorrerà anche rivedere certi capitoli di spesa».

Intende le spese della Provincia?

«Non possiamo più permetterci un'amministrazione così costosa. È cambiato il mondo. Stipendi, numero di addetti, sinergie, è tutto da ridisegnare».

È quella burocrazia che Pan e gli imprenditori vedono come la radice di tutte le pesantezze dell'apparato.

«La burocrazia è una palla al piede ormai troppo grande. È sovradimensionata».

La spending review è stata finora solo annunciata...

«Ma il programma della Stocker e dell'assessora Deeg sembra andare nella direzione giusta. E anche Kompatscher sta dando i segnali che ci si aspetta. Tuttavia occorre muoversi con giudizio. Bene il ridimensionamento di una spesa insopportabile ma garantendo comunque una buona qualità nelle prestazioni».

Pensa alla sanità?

«Appunto».

L'autonomia deve autoregolarsi al suo interno ma all’esterno ha molti nemici.

«Intanto cominciamo col darci da fare. Proprio in un momento storico in cui le autonomie sono sotto attacco, l'Alto Adige deve dare l'esempio. Prima lo ha fatto con la buona amministrazione, ora deve saper risparmiare sui costi e contribuire al risanamento anche dello Stato».

Kompatscher punta all'Europa, anche per garantire l'autonomia. Fa bene?

«Benissimo. Ci dimentichiamo spesso che in Europa non sono tutte rose e fiori. I Paesi Baschi sono inquieti, l'Irlanda è sempre un fuoco acceso, la Scozia si è divisa e cerca il suo assetto, la Catalogna è percorsa da tensioni separatiste. L'Alto Adige è invece un esempio lampante di quello che si può fare con l'autonomia e la pace sociale. Il nostro è un modello ancora insuperato».

Ma ora dovrà essere cambiato.

«Riformato. È diverso. Siamo su una base solida, procediamo sapendo che non partiamo da zero, anzi. La chiave d'ora in avanti è cercare collegamenti anche in Europa. Dall'Euroregione in su. Perché se anche la Ue valorizzerà le particolarità territoriali allora potrà erigere un argine per difendersi dalle spinte centrifughe e secessioniste. E l'Alto Adige saprà, proprio partendo dall'Europa, ritrovare anche rispetto all'Italia il senso della propria particolarità. Si dovrà fare un lavoro dentro e fuori lo Stato nazionale. Ma a Bolzano si dovrà farlo assolutamente insieme, italiani e tedeschi».

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