Bizzo: resto nel Pd ma voglio le primarie

Il consigliere: «Dopo 10 anni Spagnolli deve accettarle». Il sindaco ha depositato la richiesta di deroga al limite dei mandati


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Luigi Spagnolli ha presentato al Pd la richiesta di deroga al limite dei due mandati previsto dallo statuto del partito. Con questo passaggio il sindaco ufficializza anche negli atti burocratici la decisione di candidarsi. La deroga di Spagnolli e le altre che sono state presentate, tra cui quella dell’assessore Chiara Pasquali, dovrebbero essere votate nella assemblea di lunedì, ma l’ordine del giorno non è stato ancora definito. Entro la fine della settimana, informa la segretaria Liliana Di Fede, verrà convocata la riunione di segreteria chiesta dal presidente della assemblea Mauro Randi. La deroga al limite dei mandati deve essere approvata con una maggioranza dei tre quinti. I sostenitori di Spagnolli sulla carta dispongono dei tre quinti, ma di misura ridotta. Deroghe e primarie, questi i nodi da affrontare. E il Pd è diviso più che mai. Roberto Bizzo, vicepresidente del consiglio provinciale, ha raccolto 500 firme per chiedere le primarie, proponendosi come sfidante di Spagnolli. La mossa ha spiazzato la maggioranza. Il tentativo è di evitare le primarie. Così Bizzo.

Primarie colpite e affondate?

«Resto convinto che si debbano fare. Molti nel Pd si dicono renziani, ma è tutta teoria e niente pratica. Il metodo Renzi delle primarie definisce questo partito».

Sicuro che sia ancora così, dopo lo scandalo di Genova con gli stranieri in coda?

«Sì, nel resto d’Italia è ancora così. Evidentemente siamo “speciali” anche in questo. Non mi hanno stupito le critiche di Bressa. Quello è Bressa, quella è la sua forma culturale. È da venti anni in Parlamento, le ultime volte da nominato, e non si è mai confrontato con le primarie».

La maggioranza punta a bocciare in assemblea la richiesta di primarie.

«Il nostro statuto dice che si organizzano primarie per le cariche monocratiche dopo i due mandati e quando le chiedi con 300 firme. Lo statuto non dice che la assemblea decide se farle. Mi aspetto che lunedì si fissino le regole e la data delle primarie».

Se non andrà così, come reagirà lei e il suo gruppo. Lascerete il Pd?

«No, non romperò con il Pd. Resterò e mi batterò per farne un partito non dominato dalla dittatura della maggioranza. Se non fa le primarie, il Pd non rompe con me, ma con gli elettori, che vogliono essere coinvolti».

Bizzo è mosso solo da rivalità personale contro Spagnolli, non sta portando una idea:questa è l’accusa.

«Sabato presenterò il programma e vedremo. Prima che mi muovessi, nel Pd regnava il silenzio assoluto sulle comunali, altro che idee...».

Siete partiti tardi, rendendo tutto più difficile.

«Sì, può essere. Ma, ripeto, fino ai miei banchetti per le primarie non avevamo nemmeno un candidato sindaco. Spagnolli ha parlato perché sono entrato in campo. Sono certo che il Pd avrebbe proseguito nel quieto scivolare verso la fotocopia degli ultimi dieci anni. Peccato che nel frattempo sia cambiato il mondo».

Perché basta Spagnolli?

«Perché dopo dieci anni come minimo passi dalle primarie. Le vincerà? Avremo il candidato».

Porrete il problema della probabile richiesta di rinvio a giudizio per Spagnolli?

«No. È un tema che attiene alla sua sensibilità».

Perché proprio lei candidato? È appena stato eletto in consiglio provinciale e i suoi avversari le chiedono di rispettare il mandato degli elettori. In caso di sua elezione le subentrerebbe Cornelia Brugger e il gruppo italiano scenderebbe a quattro consiglieri.

«C’è una lista di persone degne di fare il consigliere».

La realtà è che Spagnolli non ha potuto candidarsi alle provinciali per non creare difficoltà a lei e Tommasini. Lì si è decisa la ricandidatura di Spagnolli in Comune.

«Se qualcuno ha preso questo impegno, non sono stato io».

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