Bizzo schiera Ennio Chiodi capolista 

L’ex direttore del Tg3 ha accettato la candidatura: «Non è contro il Pd ma è ora di guardare avanti con idee nuove»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Sì, me l'hanno chiesto...». E lei? «Beh, alla fine ho accettato...». Ennio Chiodi torna in campagna elettorale e lo fa con "Noi per l'Alto Adige". Sarà capolista. In verità questo (ancora) lui non lo dice. Ma è probabile lo abbia detto a Roberto Bizzo: d'accordo vengo, ma da capolista. Ci sarà da discutere, all'interno della squadra, ma il segnale di discontinuità di un nome come il suo in una lista che prova a varcare i confini degli schieramenti tradizionali viene giudicato troppo importante per finire nel tritacarne dei posti in lista.

Tanto che Roberto Bizzo si prende ancora un paio di giorni per decidere anche su se stesso: un passo indietro, un passo di lato o mettere comunque a disposizione della lista le sue moltissime preferenze potenziali?

«Vorrei che Roberto ci fosse, in qualunque posizione ma che ci desse una mano - dice Chiodi - perché abbiamo tutti bisogno del suo patrimonio politico».

Giornalista, un passato alla direzione della sede Rai di Bolzano, poi di RaiTre, una famiglia d'origine con il papà molto legato alla sinistra Dc, una attuale impegnata in una storica attività alberghiera in val Gardena, Ennio Chiodi ha tra le sue esperienze politiche la sfida all'ultimo voto con Franco Frattini, nel 1994, in piena temperie berlusconiana, per un seggio alla Camera. Lui per l'Ulivo, il ministro per il Polo delle libertà. «Persi per poco più di 700 voti» ricorda oggi. Poi, fino all'altro ieri, una certa contiguità "culturale" con l'area dem.

Allora Chiodi, al Pd saranno sorpresi della sua scelta...

«In realtà non dovrebbero. Non sono mai stato organico. E non solo nel Pd. Il problema è che tanti amici continuano a guardare al passato, a tenere la testa rivolta all'indietro. Direi che è arrivato il momento di girarsi dall'altra parte».

È questa la ragione della sua adesione a Noi per l'Alto Adige?

«Mi è parsa l'unica novità della campagna elettorale. E poi quel “per”... Ecco, non vorrei mai essere “contro”. Semmai “più”. Il Pd continua a litigare, della destra neppure parlo. Insomma, per chi come me è legato ai valori democratici e a quelli dell'autonomia e della convivenza sarebbe stato un problema aderire a qualcos'altro...».

Ma perché non il Partito democratico?

«Gli ultimi anni sono stati un disastro. La gente scappa dai partiti e dal partito ma nessuno, dico nessuno, che si sia preso la briga di analizzare le ragioni di questa frana e di proporre una discontinuità. Niente, tutti a guardare al passato, alle colpe di questo o di quello ma tutti fermi, immobili».

Questo riguarda il Pd nazionale. Ma qui, in Alto Adige?

«Lo stesso. Sento solo parlare di proporz, di tedeschi e italiani, di vecchi rancori personali, di poltrone da assegnare. Ecco, per l'Alto Adige aver pensato ad una lista che fuoriesca da questi schemi, che allarghi lo sguardo all'intera comunità, senza steccati ideologici ma per una sorta di “nuovo inizio”, ecco, questo mi ha convinto».

Ma lei cosa porterà in "Noi per l'Alto Adige"?

«Ho un grande desiderio: poter tornare a parlare di politica».

E adesso invece cosa si fa?

«Se ne parla poco. Intendo anche di politica italiana, di politica europea, di flussi migratori senza soltanto osservare la panchina sotto casa col migrante seduto, di rapporti tra i gruppi dentro una visione più ampia, non solo etnica. In questi giorni dovremo discutere, con Roberto, con tutti gli altri ma sono convinto che al centro debba tornare la politica, la qualità della proposta. Il fatto che in "Noi per l'Alto Adige" uno non venga guardato per il suo passato ma per quello che propone per il domani mi pare una cosa molto interessante».

Un partito degli italiani?

«No. Sarebbe un errore. Un gruppo di persone che lavorano per l'Alto Adige, cioè per tutti. Ma su basi nuove, senza i vecchi rancori e i vecchi partiti a fare da ancore, ormai insopportabili».

Che dice Roberto Bizzo?

«Mi ha chiesto se volevo starci. Gli ho detto di sì».

E lui ci sarà, in lista?

Il suo patrimonio...

Intende preferenze?

«Intendo patrimonio politico e di esperienze. È troppo importante perché se ne stia fuori. Glielo ho detto: Roberto devi esserci...».

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