Boldrini: sul Brennero solo provocazioni 

Prima tappa della campagna elettorale della presidente della Camera Lanciati i candidati di «Liberi e uguali» e Verdi: «Gruppo italiano ignorato» 


di Francesca Gonzato


BOLZANO. No alle frontiere con il filo spinato, al doppio passaporto («provocazione anacronistica»), ai nuovi nazionalismi, all’aberrazione di chi torna a parlare di «razza bianca». Sì alla convivenza, «come ci ha insegnato Langer», a donne più forti («il femminismo è una bella parola»), all’ambiente che diventa occasione di lavoro («arretrato parlare di valori in contrapposizione». La presidente della Camera Laura Boldrini ha scelto Bolzano per la sua prima uscita pubblica come candidata e leader di «Liberi e uguali», insieme al candidato premier Pietro Grasso. Accolta da una standing ovation nella sala di rappresentanza piena del Comune, ha tenuto ieri mattina a battesimo i candidati altoatesini di Liberi e Uguali, che nella nostra provincia hanno la caratteristica di nascere dall’accordo della nuova formazione di sinistra con i Verdi.

NEL NOME DI LANGER.
Sciolte le Camere, Laura Boldrini ha iniziato la sua corsa con «Liberi e uguali». Indossa una sciarpa damascata rossa: «Sarà il simbolo della mia campagna elettorale. Me l’ha regalata una delle donne che abbiamo invitato alla Camera in quella giornata straordinaria in cui a centinaia hanno raccontato la loro esperienza di violenza». «Liberi e uguali» è la «forza progressista e ambientalista di sinistra», che declina così: «La madre di tutti i problemi è il lavoro.

I populisti avanzano perché i giovani non vedono prospettive. Poi c’è l’Europa, che deve diventare gli Stati uniti d’Europa, federale e solidale, per realizzare il sogno di Ventotene». Racconta così il suo debutto a Bolzano: «Voi avete scelto la via del dialogo. Ho lavorato per 25 anni all’Onu (come portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati, Unhcr, ndr). Ho capito cosa succede, quando si accelera sul nazionalismo. Non me lo devono spiegare, l’ho visto. Ecco allora l’esempio che arriva da voi del dialogo tra identità diverse, una impronta che vi arriva anche dall’esempio di Langer. La vostra autonomia è un esempio in giro per il mondo, perché funziona e non ha nulla a che fare con la cultura dei muri». A pochi chilometri dalla frontiera definisce provocatorie tanto la richiesta di doppia cittadinanza («è tempo di passaporto europeo») che il nuovo annuncio austriaco di centinaia di uomini al Brennero («la situazione è tranquilla. Presenze di questo tipo servono invece a creare preoccupazione e allarme. La questione va gestita con senso di responsabilità da tutti gli Stati membri». L’applauso più forte arriva sulle donne: «Troppe sono escluse dal lavoro, troppe fanno carriera, ma fino a un certo punto, poi vengono fermate. Il grado di evoluzione di un Paese si giudica dal ruolo della donna».

Essere di sinistra, riassume, significa «lottare contro le disuguaglianze, che hanno il volto delle donne, l’ambiente violato e le persone senza lavoro».

I CANDIDATI. Liberi e uguali e Verdi schierano volti noti, come lo storico Hannes Obermair, il fotografo venostano Gianni Bodini e le due ex Pd Cornelia Brugger e Vanda Carbone. Nel collegio di Bolzano-Bassa Atesina l’avvocato del Comune Laura Polonioli (già vicepresidente della Convenzione per l’autonomia), sarà la sfidante di Bressa (Svp-Pd) al Senato e si prepara alla corsa per le provinciali. Alla Camera il candidato del collegio sarà Norbert Lantschner. La co-portavoce dei Verdi Brigitte Foppa rivendica: «Per molti sarà un sollievo poterci votare. Di fronte al disastro del Pd e alle manovre della Svp, ci proponiamo come forza socialdemocratica e ambientalista, che dà voce all’altro Sudtirolo e a un gruppo italiano che è oltre il disagio. Nel dibattito viene semplicemente ignorato». In sala alcuni esponenti del Pd, da Luisa Gnecchi a Elio Cirimbelli. La deputata resta (ancora) nel Pd, ma dice: «Assurdo non avere cercato l’alleanza con Liberi e uguali e i Verdi». Riccardo Dello Sbarba ironizza: «I contatti con Svp e Pd sono stati chiusi subito. Avevamo abbiamo chiesto pari dignità, ma non c’era spazio. Poi ci siamo accorti che nemmeno il Pd locale ne ha diritto, visto che la Svp parla direttamente con Renzi». Laura Polonioli si prepara alla sfida con Bressa: «Due visioni dell’autonomia. La prima attenta solo a strappare competenze, la nostra che punta ad avere più democrazia interna». Il consigliere Davide Costa accusa: «Possibile conflitto di interessi». È alla prima candidatura anche Obermair, una delle figure chiave nel lavoro sulla storicizzazione dei monumenti fascisti a Bolzano: «Mi piace l’ambientalismo di sinistra, la difesa dei diritti civili, l’antifascismo profondo, un mondo che è stato un baluardo contro il monocolore di chi si elegge come rappresentante unico dei gruppi linguistici». In Alto Adige deve esserci libertà di scelta, «altrimenti non è democrazia», così il deputato Florian Kronbichler passa il testimone ai candidati. Festeggiato per i cinque anni di lavoro, Kronbichler ricorda il proprio lavoro, «ho fatto capire che i sudtirolesi non vanno a Roma solo a chiedere soldi e competenze».

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