Bollicine perfette dall’antipasto per finire col dessert

Mantoanello (GiDi): «Champagne e moscato i più gettonati» Tra i vini bene il Lagrein ma anche quelli freschi e fruttati


di Angelo Carrillo


BOLZANO. Bollicine ma non solo. È Gianni Mantoanello il guru bolzanino del vino e dell’enoteca GiDi a introdurci in uno dei campi più vasti e complessi della gastronomia moderna e antica. Perché non c’è festa senza un calice di vino. Buono o meno buono che sia. Naturalmente con un posto d’onore per le bollicine. Dall’antipasto al dolce. Champagne o moscato ogni ricorrenza si gusta meglio con un buon calice o flute di vino spumante. «Quando si parla di bollicine nobili vanno bene sia gli spumanti Franciacorta che i nostri Trentodoc – esordisce Mantoanello – senza dimenticare naturalmente lo Champagne che rimane uno status symbol del buon bere». Da non dimenticare, aggiungiamo noi la piccola importante produzione di bollicine altoatesine che tocca appena le 250 mila bottiglie ma si fa sempre apprezzare. Sui rossi Mantoanello vira sul locale.

«Tra i vini più gettonati ci sono i nostri Lagrein in testa anche se in vetta alle preferenze degli appassionati in questo periodo vanno soprattutto i vini semplici». Mentre, forse anche per i prezzi vini complessi come il Barolo e il Brunello segnano il passo. «Stanno tornando in voga i vini monovarietali - ci spiega – che rispecchiano la tendenza del momento che predilige vini freschi e fruttati». Bocciati o quasi molti Prosecchi. «In questo campo mi rifiuto di parlare di Prosecco in genere, parlo solo di Valdobbiadene – dato che negli ultimi anni la Doc e le zone dove è permessa la coltivazione si sono allargate a dismisura sull’onda del crescente successo - dovuto in parte al fatto che si tratta di un’uva aromatica estremamente facile da bere, e che piace a tutti». Ma non tutti i vini devono essere complessi. «Il Moscato naturale d’asti è una grande indicazione di fine pasto, - conclude Mantoanello – un vino molto leggero di bassa gradazione alcolica e leggera anidride carbonica perfetta come digestivo e una grandissima eccellenza della tradizione italiana». Da sposare senza ombra di dubbio al panettone o al pandoro per un’emozione piacevole e lunga e leggera anche per le tasche.

Sulla stessa linea o quasi un altro importante e apprezzato esperto di Bolzano.Parliamo di Mirko Gandolfi e dell’omonima enoteca da cui ci arrivano preziosi consigli.

«Bollicine italiane o estere non importa – esordisce - le cose buone non hanno passaporto. Se poi ci si siede a tavola con cibi importanti mi piace alzarmi con voglia di alzarmi e camminare». Quindi vini eleganti e raffinati. «In primo luogo il Pinot nero», ci spiega. «Ritornerei al Sangiovese classico - prosegue - compreso il Chianti classico di qualità». Grandi vini della tradizione italiana.

«E per finire il pasto vale la pena di tornare a un Moscato d’Asti o un moscato fior d’arancio». Anche se poi alla fine per rilassarci - ci rivela sottovoce - non c’è niente di meglio per conciliare il sonno e rilassarsi prima di andare a letto di un calice di classico ineguagliabile Champagne».(5/segue)

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