Bolzano: attività antisindacale: preside condannata

Barbara Willimek (dirigente del «Valier») dovrà fornire gli elenchi dei premi assegnati agli insegnanti


Mario Bertoldi


BOLZANO. La preside dell'istituto tecnico Max Valier di via Druso a Bolzano ha rimediato una condanna per attività antisindacale. Il pronunciamento, deciso lo scorso anno dal giudice del lavoro Puccetti in prima istanza, è stato ora confermato in appello dal giudice Eliana Marchesini. La condanna della dirigente, che è stata difesa in giudizio dall'Avvocatura provinciale, prevede anche il pagamento delle spese processuali e legali della controparte, cioè la federazione lavoratori della conoscenza della Cgil. Il contenzioso è nato a seguito della indisponibilità della preside Barbara Willimek di comunicare alle Rsu interne e alle organizzazioni sindacali di riferimento tutte le decisioni assunte in materia di distrubuzione dei premi di produttività previsti dal contratto di lavoro e dagli accordi specifici interni all'istituto. In effetti gli accordi prevedono precisi criteri per l'assegnazione dei premi ai vari insegnanti secondo una logica che mira in primo luogo ad evitare una totale discrezionalità di valutazione da parte del dirigente scolastico. L'applicazione di questi principi non può prescindere da un controllo diretto, anno dopo anno, delle decisioni assunte. Nel caso però dell'istituto tecnico superiore Max Valier la dirigente si sarebbe sempre opposta a fornire alle organizzazioni sindacali gli elenchi dei premi riconosciuti e le relative valutazioni effettuate sostenendo la necessità di salvaguardare la privacy dei singoli insegnanti. Una impostazione che la Cgil di settore, con la responsabile Sabine Giunta, ha sempre contestato. Dopo i primi tentativi bonari di arrivare ad una intesa operativa, il sindacato ha deciso di rivolgersi al giudice del lavoro lamentando proprio l'impossibilità di procedere ad un controllo concreto delle decisioni assunte dalla dirigente in materia di premi di produttività per i vari insegnanti. Ben presto il contenzioso si è sviluppato in un fastidioso braccio di ferro che coinvolgeva il diritto del sindacato di svolgere il proprio ruolo di controllo all'interno dell'istituto, così come previsto dal contratto collettivo di lavoro. Davanti al giudice del lavoro è stata così avviata una causa per attività anti sindacale che si è conclusa, per due gradi di giudizio, a favore delle istanze sindacali. Dapprima il giudice Lorenzo Puccetti, in appello la collega Eliana Marchesini hanno dunque accolto in pieno le istanze della Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil. La sentenza di primo grado era stata emessa lo scorso settembre ed era risultata immediatamente esecutiva. Il sindacato aveva ottenuto subito la consegna degli elenchi dei premi di produttività assegnati (sino a 1400 euro l'anno da riconoscere sulla base dell'impegno messo in atto dall'insegnante e delle difficoltà superate nel corso dell'anno scolastico a favore degli studenti. Già nell'autunno scorso, dunque, il sindacato riuscì a controllare la legittimità delle iniziative prese. Non furono riscontrati errori o decisioni non giustificate. «Trovammo solo qualche imprecisione» puntualizzano alla Cgil che però fu costretta a trovare dal giudice in secondo grado a seguito della decisione della dirigente (difesa dall'Avvocatura provinciale) di impugnare in appello la prima sentenza. La condanna per attività anti sindacale è stata confermata. La preside dovrà anche pagare 4750 euro più Iva di spese legali. «Dispiace - dicono alla Cgil - che pagherà, di fatto, il contribuente».













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