il caso

Bolzano: biciclette hi-tech, furti per 100 mila euro

Contro i raid quotidiani, l’appello dei commercianti: «Se sono di valore, non lasciatele in cantina, perché ve le rubano»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La raccomandazione è solo una: portate la bici in casa, non lasciatela in garage o in cantina, perché c’è il rischio - se non la certezza - che ve la rubino». È la risposta di Christian Zanolini, Gerd Klammer, Claudio Camin, tre tra i più noti commercianti di Bolzano, ai clienti che - sempre più preoccupati e arrabbiati - si rivolgono a loro per chiedere come difendersi dai raid ladreschi, ormai quotidiani, che hanno come unico obiettivo le bici di alta gamma. Mountain bike o da corsa non importa; ciò che conta è il valore: “due ruote” dai 2-3 mila euro in su. Gioiellini per appassionati che sono sempre di più anche in Alto Adige. Spesso e volentieri costruiti su misura o comunque studiati nei minimi dettagli: dal telaio al porta borraccia, alla sella fino all’ultima vite devono pesare il meno possibile per garantire le migliori performance ai maniaci di cronometro e salite.

I negozi. Fino a qualche mese fa, le bande miravano ai negozi che però nel frattempo si sono attrezzati dotandosi di sistemi di allarme sofisticati e telecamere. L’ultimo grosso colpo, in ordine cronologico, è stato compiuto, a luglio, ai danni del negozio “Sanvit” di Appiano: le telecamere hanno immortalato i ladri che, in meno di due minuti, hanno rubato e caricato su un furgone otto bici del valore di 25 mila euro. Anche in quell’occasione i malviventi, tra le tante esposte nelle grandi vetrine che si affacciano sulla strada del Vino, avevano scelto le più costose.

Se i furti nei negozi - almeno in Alto Adige - hanno subìto un drastico calo, sono diventati quotidiani quelli all’interno di garage e cantine private. Sono cambiati i luoghi, non gli obiettivi: si parla di un bottino complessivo di oltre 100 mila euro.

La polizia da settimane sta indagando - finora senza risultati - per cercare qualcosa che consenta di capire come fanno i ladri ad andare a colpo sicuro: se questo è facile quando si parla di negozi, diventa difficilissimo quando si punta sui privati.

Il modus operandi. «Io - ha raccontato un bolzanino che abita nella zona di Dodiciville ed è stato uno delle ultime vittime - sono convinto che mi abbiano seguito. Diversamente non so come abbiano fatto a sapere che in garage, per altro piuttosto difficile da raggiungere, avevo due mountain bike molto costose. Eppure ci sono arrivati e me le hanno portate via. Mentre non hanno toccato le altre due di nessun valore». La polizia, nella speranza di trovare un filo che consenta di delineare un modus operandi comune, venerdì pomeriggio ha contattato alcuni commercianti di biciclette, i cui clienti sono rimasti vittime dei ladri. Per il momento però si fanno soltanto ipotesi.

«C’è il sospetto - spiega Christian Zanolini, un negozio di biciclette in via Dalmazia - che le vittime vengano seguite, ovvero controllate quando entrano e quando escono, oppure virtualmente attraverso le app. Il mio consiglio è di evitare di pubblicare foto su facebook in cui si decantano qualità e prezzo della nuova bici, perché si rischia di dare informazioni ai ladri».

Nessuna traccia. «Non sappiamo come facciano, ma sanno dove abitano i proprietari di bici costose - dice Gerd Klammer, titolare del negozio omonimo a Rencio -. Questi furti stanno diventando un incubo: io stesso ne ho subìti due nel 2013 e 2014. Adesso tocca agli appassionati, ce ne sono anche tra i miei clienti. In questo momento è troppo rischioso lasciare bici costose in garage o in cantina, a meno che non siano protette con porte blindate».

I malviventi agiscono preferibilmente la notte; sono velocissimi e non lasciano tracce. la refurtiva viene poi rivenduta nei mercati dell’Est.

«Si stanno facendo tante ipotesi - dice Claudio Camin, titolare del negozio in via Enzo Ferrari a Bolzano sud - ma l’impressione è che ogni furto abbia una storia a sé e questo rende tutto più complicato. Tra le vittime c’è chi è super-tecnologico e tende a mettere in rete ogni spostamento fatto con la bici e chi non lo è affatto, come un mio cliente che non usa né computer né telefonini collegati a internet; non andava in bici da un paio di mesi e proprio per evitare furti, si era premurato di nasconderla in una cantina ben protetta e dietro un armadio: non è bastato, gliel’hanno portata via. Come hanno fatto ad arrivare a lui? Non pedinandolo e neppure seguendolo su facebook». L’ondata di furti se fa arrabbiare i derubati, preoccupa non poco i commercianti: «Davanti a questa situazione - dice Camin - anche i più fanatici si disamorano e, per il momento, evitano di comprare una nuova bici».













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