BOLZANO

Bolzano, bimba denuncia il padre: «Botte in nome dell’Islam»

Dopo un’inchiesta, l’uomo è ora sotto processo per abuso dei mezzi di correzione La piccola ha chiamato due volte la polizia. Vuole vivere all’occidentale


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Una bambina straniera, da qualche anno domiciliata a Bolzano, ha raccontato alla polizia di essere quasi quotidianamente picchiata dal padre che approfitterebbe della sua posizione per imporre un’educazione rigida, secondo i dettami della religione islamica.

La vicenda è approdata davanti al tribunale di Bolzano ove il padre è sotto processo con l’accusa di abuso dei mezzi di correzione. Oggi la presunta parte lesa ha 16 anni, è ormai una ragazzina, ed è tornata a vivere in famiglia dopo un periodo di accoglienza in una casa di protezione gestita dai servizi sociali. Ieri pomeriggio la minorenne ha deposto nell’ambito del processo. E’ stata sentita dal giudice Carlo Busato nella cosiddetta sala specchi di via Cesare Battisti, la struttura utilizzata proprio per l’audizione dei minorenni nel pieno rispetto delle disposizioni di protezione e di tutela anche psicologica del minorenne. Il processo appare molto delicato in quanto sembra nascondere uno scontro tra culture diverse con tutto il peso della religione di riferimento.

Per il momento però dagli atti del procedimento sono emersi pochi riscontri oggettivi a quanto ha raccontato la bimba, che nel frattempo è diventata una ragazzina. Non a caso il padre, accusato di aver alzato più volte le mani nei confronti della figlioletta, ha sempre negato gli addebiti. L’avvocato Alessandro Tonon, difensore di fiducia, ha rifiutato l’ipotesi del patteggiamento ritenendo che la Procura non abbia in mano elementi sufficiente a confermare in aula le accuse nei confronti del padre.

L’inchiesta a carico dell’uomo venne avviata dal sostituto procuratore Donatella Marchesini a seguito di una segnalazione d’ufficio della polizia in quanto per ben due volte la bimba, quattro anni fa, telefonè al 113 chiedendo di essere aiutata in quanto il padre sarebbe stato solito picchiarla non permettendole di vivere come i suoi amichetti. In un’occasione delle forze dell’ordine intervennero su richiesta dei vicini di casa a seguito di un furibondo litigio tra il padre e la piccola avvenuto verso l’una di notte a seguito - a quanto pare - della passione della bimba per la navigazione in internet con il telefonino anche a scapito del sonno.

Furono questi tre episodi a indurre la Procura ad avviare un’inchiesta nei confronti del padre, ora imputato - come detto - di abuso dei mezzi di correzione. Nel corso delle indagini la ragazzina ha raccontato di un contesto familiare molto pesante, della continua contestazione del padre per la sua decisione di vestirsi all’occidentale (dunque rifiutando il velo islamico) e del divieto imposto dai genitori di frequentare gli amici.

Ieri nel corso della sua deposizione la ragazzina - che nel frattempo ha chiesto e ottenuto di rientrare in famiglia - ha cercato in qualche maniera di ridimensionare le sue dichiarazioni iniziali. La difesa giocherà tutto proprio sulla sua credibilità dopo che anche la madre , nella sua testimonianza in aula, ha cercato di smentirla negando di essere in continuazione anche lei picchiata dal marito. Così come una delle sue insegnanti ha raccontato in aula di aver appreso sempre dalla ragazzina delle presunte percosse familiari, puntualizzando però di non averla mai visto con lividi sul corpo. La sentenza è attesa per la prossima settimana.

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