"Bolzano capitale" unisca tutti

di Andrea Di Michele


Andrea Di Michele


L’adesione dell’Alto Adige alla candidatura del Nord Est a Capitale europea della cultura ha suscitato reazioni contrastanti. A prevalere è il giudizio positivo, con vari motivi. Tutti sono consapevoli delle potenziali ricadute economiche del progetto. Appuntamenti di tale rilevanza possono rappresentare un volano.
Lo possono rappresentare per una crescita duratura del turismo culturale e sono in grado di mobilitare investimenti europei, nazionali e locali che a loro volta fungerebbero da stimolo per l’economia del territorio. C’è poi l’aspetto più propriamente culturale, l’occasione di confrontarsi e collaborare con importanti istituzioni note a livello mondiale, di mettersi in rete, di creare collegamenti e relazioni nuove che durerebbero nel tempo e consentirebbero di fare un salto di qualità al panorama culturale locale. Un’importante occasione di apertura quindi, per chi fa cultura, per chi la consuma e in generale per l’intero territorio.
Ma ci sono state anche reazioni condite da perplessità, se non addirittura apertamente contrarie. Ha un fondo di verità l’obiezione di chi sottolinea che una candidatura euroregionale che avesse tenuto insieme l’Alto Adige con il Trentino e il Tirolo sarebbe apparsa più omogenea, più riconoscibile, maggiormente legata al retroterra storico delle aree coinvolte e con la marcia in più rappresentata dalla presenza di territori di due diversi Stati.
Del resto, era proprio su questo progetto in particolare che negli anni scorsi ci si era mossi, con più o meno convinzione.
Va però riconosciuto che la presentazione della candidatura di Venezia e del Nord Est ha cambiato le carte in tavola, scompaginando aspettative e progetti. La proposta che muove dalla città lagunare è obiettivamente molto forte, sia dal punto di vista strettamente culturale che da quello economico e politico e una volta lanciata la corsa della locomotiva del Nord Est, le due alternative erano restarne travolti o provare a saltarci sopra. Si è scelti la seconda e non credo sia stato un errore.
Tra i perplessi vi sono anche coloro che intravedono il rischio di restare schiacciati dalla “potenza culturale” della Serenissima e coloro ai quali l’unione con l’area veneta sembra una forzatura priva di fondamento storico, se non addirittura un progetto culturale che richiama quello nazionalista delle “italianissime” Tre Venezie, la Giulia, l’Euganea e la Tridentina. Un mare d’italianità al cui interno si perderebbe la goccia sudtirolese.
Nella città di Bolzano, poi, vi sarà probabilmente chi, non senza ragioni, penserà che anche questa volta la Provincia sia riuscita a scavalcare il Comune. Se prima si parlava di Bolzano capitale della cultura, ora si parla di una candidatura che riguarda l’intero Alto Adige. Il progetto non è più solo del capoluogo e a condurlo dal punto di vista politico è la Giunta provinciale. Emerge anche in questa circostanza la debolezza di Bolzano, nobile decaduta dalle tasche vuote, che per qualsiasi iniziativa di alto livello dipende totalmente dal sostegno finanziario provinciale e che di suo ci mette la distruttiva frammentazione e litigiosità politica.
Sarebbe un errore considerare con sufficienza le perplessità e i dubbi avanzati da settori del mondo politico e culturale tedesco.
Non sono solo il frutto di una visione passatista e isolazionista, ma muovono anche da motivazioni che hanno un fondamento reale. Il legame storico-culturale tra Venezia, Trieste e Bolzano non è oggettivamente tra i più solidi e forse più che dei sudtirolesi che ce lo ricordano, dovremmo stupirci del sostegno convinto alla candidatura da parte di Durnwalder e della maggioranza della Svp.
Che sia un segnale della sua contraddittoria e lenta trasformazione in un partito post-etnico, più sensibile alle ragioni del portafoglio che a quelle dell’identità?
L’importante è ora riuscire a riempire di contenuti quella che fino a questo momento è poco più di una scatola vuota e per farlo ci sarà bisogno di coinvolgere tutti i soggetti interessati. Non è una sfida per uno solo dei gruppi linguistici, ma non è neppure una sfida della sola Provincia. Per vincerla sarà necessaria la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali del nostro territorio, che andranno convinti che le opportunità offerte da un’occasione come questa sono enormi in termini economici, ma soprattutto di crescita culturale.

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