Sicurezza

Bolzano "congela" i 30 all'ora in via Resia, via Palermo e via Fago

La proposta, modello Bologna, riguarda queste strade, in aggiunta a Casanova e Aslago dove il limite c’è già. L’assessore Fattor: «La riduzione della velocità nei centri urbani è una raccomandazione dell’Ue per ridurre gli incidenti»


Antonella Mattioli


BOLZANO. In mezzo alle proteste dei cittadini e allo scontro politico - tra il sindaco del Pd Matteo Lepore e il ministro leghista Matteo Salvini - Bologna diventa la prima grande città italiana con il limite dei 30 all'ora su gran parte della rete viaria. È pensabile che si faccia altrettanto nel capoluogo altoatesino sempre alle prese con i problemi di traffico? Lo abbiamo chiesto all'assessore alla mobilità Stefano Fattor. «Il limite dei 30 all'ora è una delle raccomandazioni dell'Unione europea che punta a ridurre - o meglio ancora azzerare - gli incidenti stradali. A suo tempo ci aveva provato l'allora assessore Klaus Ladinser, ma la proposta era stata bocciata e alla fine si era optato per una soluzione di compromesso: 40 all'ora in tutta la città; 50 in zona produttiva e 30 limitatamente al quartiere Casanova e nella parte alta di Aslago».

E quindi va bene così: non si pensa più di estendere i 30 all'ora ad altre strade?

È una delle proposte contenute nel Piano generale del traffico urbano (Pgtu). Prevede di estendere il limite dei 30 all'ora alla vie Fago, Palermo e via Resia, nel tratto compreso tra via Milano e il ponte.

L'estensione è prevista a breve?

La proposta è stata presentata in commissione, ma non si è andati oltre. Per il momento rimane un'ipotesi di lavoro. Del resto, introdurla ad un anno dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, sarebbe un suicidio politico.

Perché ovviamente ci sarebbe la rivolta.

Certe scelte - in particolare per quanto riguarda la mobilità - vanno spiegate ai cittadini e sarebbe auspicabile farle all'inizio di un mandato. In modo da dare la possibilità a tecnici e cittadini di verificarne la reale efficacia.

Perché i tecnici hanno individuato queste tre strade e non altre?

Perché sono le strade in cui - dati alla mano - si verifica il maggior numero di incidenti. Inoltre sono accomunate dal fatto che non c'è lo spazio per tracciare la pista ciclabile e mettere in sicurezza chi si muove in bici.

I limiti di velocità esistenti, secondo lei, vengono rispettati?

Direi di sì, almeno di giorno. Per il semplice fatto che - data la situazione della viabilità del capoluogo - le auto sono costrette a viaggiare a bassa velocità. Ovviamente le cose cambiano la notte. Quando il traffico si riduce drasticamente e gli amanti della velocità, corrono.

E comunque ci sono gli speed check che fungono da deterrente.

Ne abbiamo complessivamente 16 e come deterrente funzionano sicuramente. Anche se la legge ne limita fortemente l'uso ai fini dei controlli.

In che senso?

Nel senso che a differenza di altri Paesi, in Italia la presenza degli speed check deve essere innanzitutto segnalata e inoltre le postazioni vanno presidiate dai vigili. Questo ne limita fortemente l'uso.

Lei avrebbe fatto una scelta radicale come a Bologna?

Sono scelte complicate che, come si sta verificando a Bologna, provocano le proteste dei cittadini. Forse sarebbe preferibile fare prima una consultazione popolare, per evitare di essere poi magari costretti a fare marcia indietro.

A Bolzano è sempre e comunque molto complicato fare scelte in materie di traffico.

Il motivo è semplice: non c'è una variante. Su Bolzano di fatto confluisce il traffico di quattro valli, se introduci delle limitazioni nel capoluogo, si blocca il traffico sulla statale. Quando solo ci abbiamo provato è scoppiata la rivolta dei sindaci dei paesi limitrofi, visto che la coda delle auto arrivava fino a Cardano. Motivo per cui abbiamo dovuto fare marcia indietro.













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