Bolzano, duecento dipendenti contro l'Assb: «Non sa gestire i distretti»

Documento a favore del passaggio al Comune: "Distretti gestiti male"


Valeria Frangipane


BOLZANO. Entro marzo la gestione dei cinque distretti socio-sanitari passerà dall'Assb al Comune. E sono duecento i dipendenti dell'Azienda servizi sociali - diretta da Bruno Marcato - ed iscritti all'Apos (Associazione provinciale operatori sociali) a sperare in un rapido giro di vite: «I distretti - scrivono in un lungo documento all'Alto Adige- sono un servizio della Provincia delegato al Comune che a sua volta l'ha delegato all'Assb. L'esperienza fallimentare lunga 11 anni ha dimostrato come l'Azienda non sia stata in grado di rilevare i bisogni della città in tempo reale e attivare politiche sociali pertinenti. Possiamo dire che oggi i distretti si sono ridotti a semplici erogatori, spesso a casaccio, di prestazioni economiche e sociali». L'assessore alle politiche sociali, Mauro Randi, ha ben presente il problema. Si è reso conto - infatti - come i distretti che coprono un settore molto vasto che va dall'assistenza domiciliare a quella economica, dall'assistenza ai minori agli anziani non siano riusciti a monitorare i bisogni della popolazione.
Così Randi: «Nell'ultimo anno le richieste di reddito minimo di reinserimento sono aumentate del 30%. Non è più possibile accontentare tutti, per questo ritengo indispensabile riportare i distretti sotto il Comune». E adesso duecento tra operatori, assistenti sociali e educatori - la maggior parte dei quali impiegata nell'area socio-pedagogica - gli dà indirettamente ragione. «Alla fine ogni distretto agisce secondo una propria interpretazione dei regolamenti. E così succede, per esempio, che il cittadino possa ricevere un diverso trattamento a seconda che abiti in un quartiere piuttosto che in un'altra zona della città». I distretti sono i primi sensori in grado di captare, rilevare e segnalare i bisogni ma, allo stato attuale fungono da "Pronto Soccorso".
«Lavoriamo quasi esclusivamente sulle emergenze e sulle situazioni ad alto livello di rischio e complessità. Siamo costretti a superlavoro, affaticati fisicamente e mentalmente ed in più sottoposti a norme e procedure applicate con eccessiva rigidità. Ciò che da anni colpisce noi dipendenti è anche un profondo stato di malessere riferito ad un'organizzazione inefficiente, ad uno scorretto utilizzo delle professionalità, alla mancanza di linee generali che rendano omogenea l'operatività sul territorio. Purtroppo la riorganizzazione ha portato alla nascita di una direzione di Ripartizione che persegue linee autoritarie in un clima di omertà, censura e vessazione. Nel 2008 avevamo evidenziato questa grave situazione di sofferenza e proposto soluzioni ma non solo il documento non è stato preso in considerazione ma siamo stati presi di mira con azioni di mobbing. Nel 2008 quattro dei cinque direttori, e più precisamente quelli che erano nati con l'Assb, hanno lasciato l'Azienda. Il quinto l'ha lasciata a fine 2009 e quello che l'aveva sostituito a fine 2010. Ciò nonostante - concludono - tutto è rimasto immutato e il fuggi fuggi continua».

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