IL DRAMMA

Bolzano, il clochard-operaio morto sotto i cartoni. Aiutava i profughi e gli anziani ma viveva per strada

Cesare Murroni aveva perso il lavoro e la famiglia, ucciso nella notte dal freddo e dalle precarie condizioni fisiche.


di Alan Conti


BOLZANO. Da solo, coperto solo dai cartoni che utilizzava come rifugio di fortuna. È morto così Cesare Murroni, 57 anni, ritrovato ieri mattina in via Alto Adige nell’angolo che una volta ospitava l’ingresso alla zona ristorante dell’Hotel Alpi. Ed è stato proprio un operatore della mensa Clab - dove Cesare lavorava da cinque anni come tuttofare - a trovare il suo corpo privo di vita. Il senzatetto era immobile a terra da diverse ore. La prima analisi medica ha escluso qualsiasi tipo di violenza. Il decesso sarebbe legato a un malore e alle precarie condizioni di vita di Murroni. Non si può escludere che tra le cause scatenanti ci sia il freddo notturno che è andato ad aggravare alcuni mali di cui soffriva la vittima.

Cesare nato nel 1959, era originario della Sardegna, lavorava alla mensa Clab da cinque anni, ma non aveva fissa dimora. Molti anni fa aveva perso il lavoro da operaio, e la sua vita aveva preso una brutta china che lo aveva portato ad allontanarsi dalla famiglia. I servizi sociali stavano cercando di trovargli una sistemazione, proprio in settimana avrebbe appuntamento per vedere un alloggio.

Era un grande lavoratore - dice Sante Giandon, presidente della mensa Clab, dove Cesare lavorava da 5 anni - era stato assunto e guadagnava anche bene, faceva anche gli straordinari». Nemmeno il giorno di Natale si era fermato Cesare Murroni. Aveva consegnato i pranzo di Natale ai centri profughi e poi forse lo aveva passato da solo. Perché così viveva, solo, anche se una famiglia ce l’aveva ma se ne era separato, forse a causa di difficoltà economiche. I figli, però, di tanto in tanto continuava a vederli, venivano a trovarlo a lavoro: «Venivano dei ragazzi - ricorda Giandon - ma del suo privato lui non parlava, era riservato, e anche con gli altri era silenzioso e rispettoso, mai una parola fuori posto, era una persona intelligente, anche se viveva, si capiva, un momento di difficoltà: aveva il problema del bere e non si adattava a vivere e dormire con altre persone, forse per questo si era ritrovato a dormire per strada. So che per lui si erano attivati i servizi sociali e che ogni tanto andava a vedere con loro qualche sistemazione ma per qualche ragione non andava bene. Proprio questa settimana avrebbe dovuto vedere un alloggio, ma non ha fatto in tempo».

A trovarlo ieri mattina proprio un collega, con cui Cesare faceva il servizio. «L’ho visto - dice Giandon - sotto a due cartoni, è stato bruttissimo, un vero colpo per tutti noi». Alla mensa Clab, punto di riferimento per tanti anziani che vivono situazioni di solitudine e in alcuni casi anche di indigenza, Cesare era di casa: «Domenica non era venuto, pensavamo che stesse poco bene, ogni tanto mi diceva che non si sentiva bene e allora lo spostavo, cercavo di fargli fare dei lavori poco pesanti. Forse a pensarci bene, era già morto, qualcuno dice di aver notato il suo corpo privo di vita già dal pomeriggio di due giorni fa». Adesso nei prossimi giorni, sarà fatta luce sulle cause del decesso, ma una cosa è certa, Cesare non aveva mollato, voleva rimettersi in sella, lavorava e aiutava gli altri, forse a lasciarlo solo ci si è messa anche la sua salute, intaccata dai patimenti e le difficoltà.
 













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