Il caso

Bolzano, il Comune «silenzia» Museion 

Il museo organizza sabato 27 agosto una giornata con musica techno sui Prati del Talvera: l’amministrazione comunale impone tre pause. Silenzio dalle 13 alle 14, dalle 17 alle 18 e chiusura anticipata alle 21.30. Il direttore Bart van der Heide: «Così le giovani comunità creative abbandonano il territorio» 


Valeria Frangipane


BOLZANO. Sabato 27 agosto Museion organizza una giornata di Dj set con musica techno lungo il Talvera. Iniziativa che avrebbe dovuto essere no-stop. Tutta d’un fiato, avvolgente, coinvolgente (il programma nel dettaglio è nelle pagine della Cultura).

Avrebbe dovuto iniziare alle 10 per terminare alle 21.30.

Ma l’Ufficio Patrimonio ed attività economiche del Comune la silenzia e la spegne tre volte: dalle 13 alle 14, dalle 17 alle 18 e ne anticipa la chiusura alle 21.30. Il motivo? Museion dice che l’amministrazione ha messo in campo l’”ordinanza per la tutela di piazze, vie e parchi da degrado, incuria e tutela della tranquillità”.

Quella, per spiegarci, che il sindaco Renzo Caramaschi ha pensato per Piazza Erbe.

E così Museion si è visto costretto a rivedere il programma: dalle 13 alle 14 stop alla musica techno mentre dalle 17 alle 18 al posto delle band va in scena il dibattito “L’influenza delle ordinanze sulla cultura negli spazi pubblici e la loro gestione del tempo”. Alle 21.30 si chiude con un aperitivo techno ma si va avanti fino alle 22 - sottovoce - con la presentazione del “Manifesto dei collettivi di subcultura dell’Alto Adige”. Resta da chiedersi se il Comune abbia intenzione di silenziare anche TransArt, Bolzano Danza, Festival Jazz, le iniziative di Casa della Pesa ecc. Chissà forse a Bolzano resterà immutata solo la festa della mela.

Bart van der Heide, direttore di Museion non ci sta: «La vivibilità delle città è un tema estremamente importante quando si parla di pianificazione urbana e di costruzione di comunità future, ma la domanda rimane sempre: per chi? Guardando le città europee di oggi non si può fare a meno di notare che la gentrificazione (trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento dei prezzi delle abitazioni) è prioritaria rispetto alle esigenze delle giovani sottoculture. Gli immobili a prezzi accessibili, ad esempio, sono sempre più difficili da trovare, perché la domanda di alloggi sta aumentando in modo esponenziale. Il risultato è che le giovani comunità creative, il carburante per la trasformazione e la vita urbana, diventano clandestine o abbandonano il territorio».

L'anno scorso - continua il direttore - Museion ha avviato una nuova iniziativa, denominata “Museion Art Club”.

«Che voleva rispondere a queste urgenti discussioni sulla vivibilità delle nostre città e sul ruolo delle giovani comunità urbane al suo interno. Con questa iniziativa, sosteniamo una piattaforma parzialmente autonoma in cui a queste comunità, dalla Val Venosta a Brunico, viene offerto spazio, visibilità e networking. La programmazione avviene in collaborazione con un forum autonomo, composto da un gruppo di 9 giovani creativi, pensatori e professionisti, che opera come un think tank indipendente di consulenza e pianificazione. Da questo gruppo è emersa una crescente frustrazione per le norme che il Comune sta installando per prevenire il disturbo acustico. In qualità di rappresentante della vita culturale di Bolzano, ritengo che sia necessario ascoltare questo fenomeno e spero che il Comune sia aperto a partecipare alla discussione».

Caustica Cristina Ferretti, direttrice amministrativa e project leader di “Museion Art Club”. «Non me l’aspettavo. Le città hanno il dovere di raccogliere espressioni e tendenze delle generazioni che la vivono. Devono imparare ad adattarsi e trasformarsi per far sì che i giovani trovino spazi in cui operare e dialogare. I collettivi con cui collaboriamo esprimono in modo determinato l’urgenza di trovare spazi e tempi idonei alla loro arte. Si parla troppo spesso di brain drain “fuga di cervelli” (e professioni), in quanto i giovani professionisti danno valore al lavoro ma anche al luogo in cui lo svolgono. Se il territorio non si rende appetibile a nuove espressioni, i giovani professionisti vanno a cercarne un altro dove possono sentirsi accolti. La città e il territorio si privano così - conclude Ferretti - di una linfa di energia costruttiva e visionaria. Le limitazioni di spazi e di tempi in cui performare non servono a creare una comunità globale». Bolzano deve capire.













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