Bolzano, il progetto: «Potenziare il tedesco, portiamo le ore veicolari in tutti gli istituti»

Bilinguismo diffuso, parla il direttore del dipartimento Istruzione e formazione professionale Ivan Eccli


Davide Pasquali


BOLZANO. «Non sono il sovrintendente ombra. La dottoressa Minnei ha mantenuto tutte le sue prerogative». A parlare è il direttore del neonato dipartimento Istruzione e formazione professionale della Provincia, Ivan Eccli. Rigetta le voci sul presunto accentramento nelle sue mani di tutti i poteri dell'intero comparto scolastico altoatesino, dopo che il governo nel 2009 si era opposto alla sua nomima come sovrintendente, e racconta come funzionerà il nuovo dipartimento, basato su quattro pilastri: razionalizzazione delle risorse; giusta attenzione verso le valutazioni oggettive (studi Invalsi ecc.); ma soprattutto maggiore coordinamento e sostegno centralizzato alle attività di potenziamento linguistico, da estendere a tutti gli alunni (meno ore, ma per tutti); e pressione sulla Lub perché formi insegnanti bilingui in grado di portare avanti le lezioni veicolari.
«Questo mi preme», dice Eccli. «Le funzioni della sovrintendente sono rimaste. Sono esattamente quelle di prima. Non ha perso nemmeno una prerogativa. Continua a essere la rappresentante della scuola verso Stato e Provincia. È il superiore di dirigenti e insegnanti. Il sovrintendente non sono io. La sovrintendente, prima, non aveva mai avuto alle sue dipendenze formazione professionale, istituto pedagogico o istituto musicale. Non sono state tolte delle competenze per assegnarle al direttore di dipartimento, che sarei io. Fra me e Nicoletta Minnei c'è ottima collaborazione, lavoriamo assieme per gestire il processo di cambiamento».
Perché si è reso necessario, questo cambiamento?
«Tutto è nato dalla riduzione degli enti strumentali che la finanziaria nazionale aveva imposto anche a regioni e province autonome. In quest'occasione all'inizio si era pensato solo all'istituto pedagogico. Perché è un ente strumentale alla Provincia. Ora continuerà a svolgere la medesima funzione, anche se si chiama area pedagogica. Idem accadrà con l'istituto musicale Vivaldi. Il fatto di creare un dipartimento istruzione e formazione, abolendo anche la ripartizione, questo si è aggiunto in seguito, per volontà politica della giunta: creare tre grossi dipartimenti, italiano tedesco e ladino, che prendano in mano tutta la scuola e la formazione. Il senso è di avere un'unica regia sull'aspetto scolastico. Inizialmente si era proposto di centralizzare l'amministrazione del personale, creando un unico ufficio per tutti. Poi però, invece che seguire questo che, forse, avrebbe creato qualche malumore - "ma come, noi amministrati da voi; oppure voi amministrati da noi..." - e allora si è pensato di formare tre dipartimenti, in una logica di razionalizzazione e maggior efficienza, lasciando però ai tre gruppi l'indipendenza amministrativa».
Che fine faranno il Vivaldi e la formazione?
«Manterranno la loro struttura, anche se saranno amministrati dal dipartimento. Manterranno le loro funzioni tecniche, dirigenza compresa, come avvenuto per il pedagogico. La Provincia non ha nessun interesse ad eliminare persone dove le cose funzionano. Vogliamo solo razionalizzare la gestione e generare una maggiore osmosi fra settori, specie tra scuola e formazione. Le collaborazioni, già esistenti ma basate sui singoli, ora verranno istituzionalizzate».
Avvierete nuove sinergie, nuove osmosi, anche sul versante linguistico?
«Evidentemente continueremo i nostri percorsi di potenziamento linguistico, la nostra via tradizionale, ma unificando gli sforzi. Come si è visto ultimamente anche nel mondo economico, c'è gran movimento d'opinione. Si riconosce che più lingue si conoscono meglio è. Pure l'Ue chiede tre lingue. Ci sono delle aperture. Si sta cambiando mentalità, anche dal punto di vista politico-amministrativo. Però è chiaro che ci sono ancora delle resistenze. Il percorso è ancora lungo, ma vedo buone possibilità di collaborare».
Le due aree pedagogiche collaboreranno di più?
«Lì dipende dalle persone che ci lavorano. Sullo specifico delle lingue finora non mi risulta ci siano stati grosse collaborazioni; sono state più le scuole a muoversi, autonomamente. Ma dal "più saremo divisi e più ci conosceremo" di quando studiavo o facevo lezione io, a quello che sta succedendo ora, si può ben dire che abbiamo fatto passi da gigante. Il processo è lento ma inarrestabile. Dobbiamo far sì che si cerchi di conoscere sempre più l'altra lingua, l'altra cultura, le altre persone e tradizioni, per sentirsi cittadini a casa propria».
In che modo si agirà?
«Tutti lavoriamo sulle linee guida dell'assessorato, che sono ciò che chiede la scuola. Ci sono stati istituti pilota, poi altre scuole hanno seguito. Molte si sono consorziate fra loro per collaborazioni e scambi di idee. E anche per condividere guide esperte e addetti ai monitoraggi. Da parte dell'intendenza senz'altro adesso ci sarà una nuova gestione. In passato, forse, quello che non c'era tanto era il coordinamento. Adesso noi invece stiamo cercando di implementarlo. Il coordinatore è l'ispettore di L2, Franz Lemayr, che è fortemente impegnato a seguire il discorso, ad andare nelle scuole. Gli istituti verranno monitorati anche dal nucleo di valutazione. Si tratta però solo di un aiuto che diamo alla scuola, la cui autonomia è il motore di tutto».
Con che modalità procederà il potenziamento?
«L'assessore Tommasini ha chiarito che il potenziamento dovrà essere favorito ovunque, in Provincia. Ma una cosa è quando si fa un progetto in una scuola o in due scuole o in due classi. Una cosa è quando si generalizza. In tal caso non si può proporre lo stesso monte ore di quando c'è un'unica classe sperimentale. Per cui il discorso ora è di dire: se noi vogliamo generalizzare questo insegnamento veicolare, o Clil, quante ore possiamo fare? Non possiamo più pensare a 13-14 ore settimanali. Non ci staremmo dentro. Allora passeremo a 9 o 10 ore».
Sintetizzando, un po' di meno, ma per tutti?
«Esatto. D'altra parte non è interesse dell'amministrazione e neanche della società avere solo delle punte di eccelenza. Le punte, ovvio, rimarranno sempre, ma tutte le scuole e tutti i ragazzi altoatesini devono poter godere delle stesse possibilità».
Il limite è, ed è sempre stato, il personale.
«Il grosso punto che stiamo seguendo è far sì che la Lub formi insegnanti ad hoc, bilingui. Stiamo premendo molto. Abbiamo bisogno di trovare nuovi docenti, formati con insegnamento bilingue per l'insegnamento bilingue. Finora gli insegnanti sono stati bravissimi: oltre che insegnare il tedesco, in tedesco si è fatta lezione di geografia e matematica e scienze. L'hanno fatto a spese loro, nel senso che si sono spesi, mettendoci il loro tempo. Tanto di cappello alle scuole che si sono buttate, anche se magari hanno sbagliato qualcosa. Ma nel futuro dobbiamo avere a disposizione docenti preparati: gli insegnanti disposti a formarsi sul campo ora non bastano più».

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