BOLZANO

Bolzano, in città diecimila anziani soli ma mancano volontari

Nel capoluogo gli over 65 rappresentano ormai un quarto della popolazione Fondamentale l’opera delle associazioni che faticano a trovare operatori


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Il problema più grosso? La solitudine. È il “male oscuro” di cui soffrono molti anziani che vivono a Bolzano. Già oggi un quarto della popolazione del capoluogo, ovvero circa 25 mila persone, ha più di 65 anni e di questi 10 mila vivono soli.

Numeri preoccupanti - con cui chi si occupa di assistenza sociale deve fare i conti oggi e ancora di più nel prossimo futuro - che emergono dall’indagine sulle condizioni di vita nella terza età nel capoluogo, promossa dalla Rete anziani - di cui fanno parte 14 associazioni di volontariato - che ha riguardato tutti i quartieri. Sono stati distribuiti 426 questionari con 60 domande. In questi mesi dati sono stati elaborati e, ieri nel corso di una conferenza stampa, sono state illustrate le carenze del sistema ed avanzate proposte. Presente all’incontro l’assessore Sandro Repetto da cui dipende l’Assb, l’Azienda dei servizi sociali a cui si chiede di fare di più - riducendo nel limite del possibile la burocrazia - per consentire agli anziani di rimanere a casa il più a lungo possibile, potendo contare sull’aiuto preziosissimo dei volontari che però sono sempre più difficili da trovare.

Uno dei punti critici che emerge dalla ricerca è l’assistenza sanitaria, di cui con l’età e l’insorgenza di patologie croniche, c’è sempre più bisogno.

«L’anziano - ha detto Ulderico Squeo (Aido) - si rivolge al medico di base che però spesso e volentieri ha poco tempo da dedicargli. Cerca di prenotare una visita specialistica, ma non essendoci ancora un centro di prenotazione unico, che consentirebbe di spalmare le richieste su tutte le strutture provinciali, i tempi diventano lunghissimi. Il risultato è che chi può si rivolge alla sanità privata o in alternativa al pronto soccorso che è sempre oberato di lavoro».

In altre realtà, come l’Emilia-Romagna, che non può certo contare sui budget della Provincia autonoma di Bolzano, ci si è già attrezzati creando - ha detto Elio Fonti, presidente della Rete anziani - le Case della salute, dove operano diversi specialisti, presenti 24 ore su 24.

Altra situazione critica: il Servizio emergenza anziani creato nel ’99 con l’obiettivo di realizzare una rete di servizi e interventi per la terza età.

«Il numero verde c’è ancora - ha spiegato Roberto Lescio (Anteas) - ma fa solo da tramite passivo con le associazioni di volontariato che continuano ad offrire una serie di servizi, ma non hanno più un riferimento o un coordinamento istituzionale. Per far funzionare meglio la rete dei servizi e dare risposte in tempi decenti agli utenti, bisogna far rinascere il Servizio con mezzi e personale qualificato dell’Assb».

A rendere più difficile la vita degli anziani che vivono soli in città è la mancanza di una rete di vicinato - ovvero quell’insieme di persone che condivide un palazzo e che in caso di bisogno segnalano eventuali situazioni di disagio - che una volta c’era e oggi non c’è più. Di qui la proposta di creare ad esempio la figura della badante di condominio, in grado di seguire più persone che non abbiano bisogno di un’assistenza 24 ore su 24. «Per garantire la professionità delle badanti - ha spiegato Daniela Riolfatti (Club La Ruga) - sarebbe importante fare dei corsi di formazione e istituire un elenco provinciale delle badanti riconosciute».

Dall’indagine emerge anche la necessità di contrastare la crescente solitudine di cui soffrono molti anziani. Le associazioni di volontariato promuovono una serie di iniziative, ma bisogna migliorare la comunicazione.

«E soprattutto bisogna fare una campagna - ha detto Maria Grazia Zanetti (Club La Ruga) - per trovare nuovi volontari tra coloro che nei prossimi due-tre anni andranno in pensione. Oltre che tra i giovani: si può pensare a crediti formativi per chi voglia fare quest’esperienza».













Altre notizie

Attualità