la memoria

Bolzano: intitolata una strada alla partigiana Gina

Intitolazione ufficiale a Don Bosco del "Passaggio Filomena dalla Palma", mamma della consigliera comunale Maria Teresa Tomada.



BOLZANO. Si è svolta stamane alla presenza del Sindaco Luigi Spagnolli, di alcuni Consiglieri comunali e circoscrizionali, dei rappresentanti dell'ANPI, di associazioni combattentische e d'arma e dei familiari, la cerimonia d' intitolazione ufficiale a Don Bosco del "Passaggio Filomena dalla Palma", la partigiana Gina, mamma della consigliera comunale Maria Teresa Tomada.

"Una figura, quella di Filomena dalla Palma che ha contribuito a fare la storia della nostra comunità" ha detto il Sindaco Spagnolli. "Una donna che ha vissuto in un'epoca difficile come quella bellica e post-bellica, dove c'era la paura a comportarsi da persone civili, c'era il pericolo di essere denunciati, di essere internati, uccisi soltanto per il fatto di essere e non per il fatto di aver commesso qualche reato. In quegli anni la partigiana Gina è riuscita a tenere alta la fiaccola del vivere civile, a portare avanti un ideale, a operare per il bene collettivo. Parliamo dei partigiani che in quell'epoca costituirono un'ossatura anche della nostra comunità, che consentì poi la rinascita del Paese nel dopoguerra. Filomena Dalla Palma ha lasciato un diario in cui trasmette le situazioni, le sensazioni, le paure di quel periodo. E' la sua, una figura tremendametne attuale. Anche noi oggi viviamo situazioni di paura anche se completamente diverse. All'epoca c'era una situazione difficile da superare ma c'era comunque molta speranza, quella attuale è sicuramente una situazione meno difficile, ma fatichiamo ad avere speranza".

Il profilo più umano e privato di Filomena dalla Palma è stato tratteggiato dalla figlia Maria Teresa Tomada, consigliera comunale a Bolzano che ha voluto espressamente ringraziare quanti si sono impegnati per l'intitolazione di questo luogo della città; in particolare il Consigliere comunale Primo Schoensberg e il Sindaco Spagnolli. Ringraziamenti estesi anche alla professoressa Milena Cossetto che durante la cermonia ha descritto Il profilo, il carattere, l'impegno di una donna partigiana combattente come poche altre per quell'epoca e le diverse vicissitudini della partigiana Gina.

LA STAFFETTA PARTIGIANA

Testimonianze già pubblicate anche dalla stessa Cossetto per il Lab*doc, StoriaE, Rivista di storia e di ricerca storico-didattica. In particolare in un scritto Cossetto ricordava che:

"La partigiana Gina, Filomena dalla Palma, nasce il 13 agosto 1921 a Cismon del Grappa. Il padre Giovanni lavora in ferrovia e coltiva i campi; la madre, Maria, ha altri 3 bambini, Giulia, Annetta e Luigi, lavora anche in campagna, coltiva mais, qualche vite, alleva qualche animale da cortile per la pura sussistenza e accudisce i figli. Filomena frequenta la scuola elementare, fino alla quinta classe; i genitori la mandano dalle suore ad imparare a cucire e a ricamare. A 17 anni comincia a fare la bambinaia presso alcune famiglie: vive a Milano, a Genova, a Napoli. Alla morte del padre torna a Cismon e comincia a lavorare in fabbrica, alla Lancia che, a causa dei bombardamenti su Torino, era stata trasferita a Cismon. Qui entra in contatto con i primi nuclei di Resistenza. Comincia con l'attività di staffetta, compatibile inizialmente con il lavoro in fabbrica, in seguito viene sospettata da parte dei nazisti e dei fascisti di essere un prezioso contatto per le formazioni che operavano sul Grappa e quindi, prima di essere arrestata, va a raggiungere la Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci".

Vive in montagna, partecipa alle azioni partigiane, anche a quelle di guerra, funge da collegamento, si occupa dei contatti con la gente, per garantire gli approvvigionamenti delle brigate, la cura degli ammalati, l'organizzazione del vestiario essenziale (camicie, scarpe, cappotti), ecc.

LA CATTURA

Nel novembre 1944 è vittima, come tutte le formazioni partigiane, del terribile rastrellamento tedesco sul Grappa. In seguito viene catturata, picchiata, torturata, seviziata, ma non cede. Grazie all'interessamento di una contessa, che aveva un ruolo nella Resistenza, ma che era caduta in un tranello e aveva tradito Gina, consegnandola nelle mani dei suoi aguzzini, viene liberata dal Principe Junio Valerio Borghese. Torna in montagna, partecipa alla ricostruzione delle Brigate Partigiane e partecipa attivamente alle fasi finali della guerra di Liberazione.

IL DOPOGUERRA A BOLZANO

Nell'immediato dopoguerra viene ricoverata nell'Ospedale Marino di Venezia, dove viene curata.
Si trasferisce a Bolzano e, come grande invalida di guerra, viene assunta alla Lancia come archivista. Qui maturerà la sua consuetudine alla documentazione storica. Si sposa nel 1948 con Giliante Tomada, operaio alla Lancia. Fa ancora attività politica per il P.C.I. fino agli anni '50. Nel 1949 nasce il figlio Luigi e nel 1956 la figlia Maria Teresa. Nei primi anni Sessanta, a causa di una ristrutturazione aziendale viene costretta dalla Lancia a licenziarsi, per evitare il licenziamento del marito. Mantiene i contatti con l'ANPI di Belluno,
Treviso, Feltre, Venezia, partecipa agli incontri di gruppo. Muore, dopo una lunga malattia, il 17 luglio 2003
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