Bolzano, la cricca dell'Ipes: lavori gratisa casa dei dipendenti amici

Per la prima volta l’inchiesta sembra far emergere che il livello truffaldino maturato ai danni dell’Ipes potrebbe essere ben più alto di quello in un primo tempo ipotizzato


Mario Bertoldi


I NOMI DEGLI ARRESTATI E DEI FUNZIONARI INDAGATI

BOLZANO. Ore 13.39 del 18 agosto 2009. Gli uomini del raggruppamento operativo speciale dei carabinieri intercettano una telefonata dell’imprenditore Mirco Moser con Valter Boldrin, impiegato Ipes di 43 anni. Moser si presenta ed espone il suo progetto: salvaguardare il sistema messo in piedi.
Il concetto espresso da Mirco Moser è davvero chiarissimo: fa presente che la collaborazione instaurata con Brigitte Bagozzi (altra dipendente Ipes finita sul registro degli indagati e in attesa di possibile sospensione professionale) ha sempre funzionato molto bene.
Moser fa presente di attendersi la stessa cosa nel rapporto con Valter Boldrin visto che gli ha piastrellato gratis tutto il garage. Ecco il cuore del sistema tangentizio che governava i piccoli appalti per lavori di manutenzione all’Ipes. Chi voleva lavorare doveva essere pronto a pagare. Non sempre in denaro quanto piuttosto in forniture idrauliche, lavori gratuiti in case private, favori personali. La relazione inviata dai carabinieri alla magistratura è carica di esempi. Si va dal miscelatore per il lavandino della cucina, a quello per il bidet del bagno, per passare ai problemi legati all’installazione di un box doccia. C’è di tutto e di più nelle relazioni dei carabinieri sulle intercettazioni dei piccoli funzionari.
L’abitudine a delinquere aveva portato ad una sorta di sensazione di impunità da parte di alcuni imprenditori. Lo si desume dalla comunicazione che l’imprenditore Alessandro Zerbini fa ad una sua dipendente di nome Antonella.
In sostanza la segretaria viene avvisata dell’esito di un incontro a pranzo avuto con Peter Kritzinger. Zerbini non ha alcuna remora a spiegare alla propria segretaria di aver avuto il via libera dal funzionario Ipes per l’emissione di una fattura per circa 19 mila euro senza dover svolgere effettivamente alcun lavoro. L’illegittimità della situazione è evidente ma la sensazione dell’impunità che il sistema aveva prodotto tra i componenti della «cricca» era tale per cui l’imprenditore non si faceva neppure problemi a far sapere alla propria collaboratrice aziendale che dall’Ipes sarebbero arrivati soldi per non aver... fatto nulla. Da notare che successivamente lo stesso Kritzinger riferirà all’imprenditore di essere stato costretto a tenere ferma la fattura a seguito della presenza della Guardia di Finanza che stava effettuando alcuni controlli.
La sensazione dell’impunità maturata negli uffici servizio manutenzione dell’Ipes emerge anche in relazione al comportamento professionale dei funzionari. In effetti un capitolo della relazione inviata dai carabinieri alla Procura della Repubblica riguarda le violazioni commesse dai dipendenti Ipes durante l’orario di lavoro.
Il comportamento di alcuni dipendenti viene censurato in quanto considerato «sintomatico» di una «gestione personalistica del patrimonio pubblico». E così nella relazione vengono indicati diversi dei funzionari indagati mentre si trovano in palestra in orari apparentemente di servizio. Oltre alla palestra ci sono anche acquisti in negozi sotto i Portici e altri impegni personali, non ultima la raccolta di mele proseguita per un paio di pomeriggi (nell’ottobre 2009) in un terreno agricolo di proprietà di uno degli indagati raggiunto con l’auto di servizio (una Fiat Bravo) di proprietà dell’Ipes. Si tratta di episodi apparentemente illeciti che dovranno comunque essere ulteriormente valutati dagli inquirenti con il controllo dei cartellini di presenza in ufficio e dei fogli di marcia delle auto di servizio.

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