L'opera

Bolzano, la fontana del Nettuno torna a splendere

Terminati i lavori di restauro, la grande fontana di piazza Erbe è tornata alla sua bellezza originaria. E sul degrado la giunta studia la prossima ordinanza. Walcher: «Dopo una certa ora il caos non è ammesso» 



BOLZANO. Rieccolo, il «Gabelwirt». Letteralmente, l’oste con la forchetta. Altroché Nettuno: c’erano così tante locande lì intorno, che il tridente mitologico del dio del mare era stato subito immaginato come un lungo forchettone per afferrare le fette di bollito. Ma piazza Erbe, senza di lui non è la stessa. E infatti il restauro da 50mila euro con cui il Comune lo ha recuperato dal degrado «era inevitabile e i soldi mai così ben spesi». Parole di Luis Walcher.

Ora i marmi bianchi di Lasa sono stati ripuliti, la statua e i suoi delfini altrettanto, anche se già rivisitata dai piccioni e, soprattutto, le tre fontane ora sono tutte attive. D’inverno è una eccezione, considerato che le altre urbane (Bolzano ha in tutto 39 fontane) sono chiuse. La ragione? I banchi del mercato non hanno altra acqua potabile.

E così, sorride il vicesindaco, «quando l’abbiamo chiusa un po’ di ore per i lavori mi hanno subito chiesto: e noi?». In sostanza, con il restauro presentato ieri, è come se piazza Erbe avesse ripreso il cammino di riqualificazione possibile e che la trincea contro il suo degrado, soprattutto notturno, possa iniziare proprio dal Nettuno. I lavori sono costati circa 50 mila euro.

Ma per la piazza arriverà anche una nuova ordinanza anti schiamazzi? È probabile, risponde Walcher, ma non prima di gennaio. Come ha detto il sindaco Renzo Caramaschi, se ne parlerà con questura, prefettura e operatori. Qui, aggiunge Walcher, «il problema non è il degrado, ma riuscire a capire che dopo una certa ora serve cambiare registro». E sarà probabilmente di questo tenore il contenuto delle nuove disposizioni. Per evitare, mettendo la storia magari un po’ troppo davanti alla cronaca, che il Nettuno torni a fare posto a quello che c’era qui, prima del 1777, anno della sua installazione, all’incrocio tra via Museo e via Portici: la gogna pubblica per i contadini. Chi compiva qualche reato veniva «esposto» in quell’angolo oggi occupato dalla fontana e restava lì per giorni «al pubblico ludibrio».

Brutta cosa. Ma voluta proprio per via della grande frequentazione di cui il luogo godeva fin da quando era stato adibito a mercato. Il più antico del municipio. Documentato come «platea fructuum» fin dal 1295.

Prima, la stessa piazza non esisteva. Venne ricavata, quasi di risulta, perché Mainardo secondo, dux del Tirolo, decise di abbattere le mura della città e dal loro fossato in quel punto nacque lo slargo attuale.

«Qui c’è la storia della città» ricorda Walcher, che promette: «Ogni anno metteremo a posto una fontana». Prossimo step? Quella delle Rane in piazza Stazione per la quale interverrà, l’anno prossimo, anche la Provincia. In termini di riqualificazioni monumentali, va ricordato anche il Walther, da poco ripulito e le statue di piazza Madonna. Da ricordare infine che proprio il Nettuno di Bolzano, tra l’altro il terzo luogo più fotografato dai turisti, è inserito tra le «cento fontane più belle d’Italia». P.CA.













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