Bolzano, la Procura: "Ogni anno intercettate 150 persone, così fermiamo i pedofili"

Il numero delle intercettazioni è rimasto pressochè stabile, mentre scendono i costi


Susanna Petrone


BOLZANO. Mentre a livello nazionale si torna a parlare del famoso e contestato disegno di legge sulle intercettazioni, definita anche «legge bavaglio», la Procura di Bolzano, con orgoglio, prosegue per la propria strada confermando di essere tra le più efficienti e virtuose d’Italia: il numero delle intercettazioni è rimasto pressochè stabile, mentre scendono i costi. Un trend inziato da Cuno Tarfusser che continua oggi sotto al gestione Rispoli. «In Alto Adige - spiega il capo della Procura - complessivamente ogni anno vengono intercettate tra le 500 e le 600 utenze. Si tratta dunque di 100-150 persone. Un indagato può avere, infatti, fino a quattro numeri diversi: cellulari, telefono di casa, ufficio. A questi numeri si aggiungono tra le 40 e le 50 localizzazioni satellitari. Il numero delle intercettazioni è stabile. Nonostante tutto, in tre anni siamo riusciti a diminuire le spese del Cit, il centro che si occupa di intercettazioni. Basta pensare che nel 2005 si spendevano ancora 800 mila euro, mentre oggi non arriviamo a 250 mila».
Come è possibile abbassare in modo così drastico i costi, senza far calare l’efficienza?
«Grazie ad un serio negoziato tra la Procura e le ditte appaltatrici di questo servizio che ci mettono a disposizione gli strumenti per intercettare. Qualche settimana fa abbiamo firmato un nuovo contratto. Fino al 2010 spendavamo circa otto euro al giorno per ogni utenza intercettata. Da quest’anno il costo è sceso a 6,50 euro. Questo significa che i costi calerano ulteriormente».
Molti pensano che gli inquirenti abbiano meno mano libera sulle intercettazioni. E’ così?
«Assolutamente no. Il codice di procedura penale stabilisce in modo chiaro quando e come si può intercettare. Un inquirente viene a sapere da una fonte che nel quartiere X spaccia il signor Y. L’inquirente, dunque, inizia con i pedinamenti fin quando ha degli elementi seri in mano che fanno pensare che si tratti di uno spacciatore. Dopodiché presenta alla Procura la richiesta. A quel punto il magistrato che si occupa dell’indagine deve presentare il fascicolo al giudice delle indagini preliminari. Ed è il gip, infine, che decide se avviare le intercettazioni o meno. In alcuni casi il giudice si è anche rifiutato di dare il nulla osta. Tutto questo è regolato dall’articolo 267 del codice di procedura penale. Se il giudice stabilisce che non sussistono i gravi indizi di reato, gli inquirenti devono proseguire che le indagini standard».
Per quanto tempo vengono portate avanti le intercettazioni?
«Il decreto che viene presentato dal pubblico ministero indica le modalità e la durata delle operazioni. La durata, sempre per legge, non può superare i quindici giorni, ma può essere prorogata dal giudice con decreto motivato per periodi successivi sempre di quindici giorni. Dopodiché, almeno così lavoriamo noi a Bolzano, appena gli investigatori hanno raccolto tutte le prove necessarie, sospendiamo le intercettazioni, pur avendo a disposizione altri giorni.
Che compiti ha il Cit?
«Il Cit, centro indagini tecniche, è diretto da un responsabile della Procura ed è un gruppo composto da rappresentanti dei carabinieri, polizia e guardia di finanza. Si tratta di esperti in materia informatica. Sono loro che si rapportano con le ditte che riforniscono gli strumenti per le intercettazioni. Si tengono aggiornati sulle novità nel campo tecnologico ed informatico. Il Cit è il cuore del polo informatico: tutte le intercettazioni vengono filtrate e valutate dal centro. Il materiale svolgimento e la parte tecnica vengono seguiti dal rappresentante della Procura».
Quali sono i reati più frequenti scoperti grazie alle intercettazioni?
«Possiamo dire che l’80 per cento dei casi di pedofilia e reati che riguardano lo spaccio di sostanze stupefacenti vengono scoperti e conclusi con successo grazie alle intercettazioni. Senza sarebbe quasi impossibile fermare un pedofilo, o almeno, si allungherebbero di troppo le indagini. I dati però parlano chiaro: ogni anno vengono fatte tra le 20-30 richieste per quanto riguarda le intercettazioni audio-video. Si tratta sempre di reati di natura sessuale».
Esistono diversi tipi di intercettazioni?
«Gli esperti suddividono il lavoro in tre categorie: le intercettazioni telefoniche, che sarebbero quelle informatiche, le intercettazioni telematiche, ed infine le intercettazioni ambientali, che sono quelle in cui vengono usate le telecamere. Ovviamente la legge stabilisce quando si possono eseguire le intercettazioni ambientali: riprendere delle immagini in un’abitazione privata è consentito solo se vi è fondato motivo di attività criminosa. In parole povere: i reati a sfondo sessuale o pedofilia, lo smercio di droga, casi di corruzione (ma solo se gli investigatori hanno indizi che dimostrano che l’indagato riceve o consegna le bustarelle a casa), e per i reati mafiosi».
Tornando ai dati: ogni anno circa 150 persone sono intercettate dalla Procura di Bolzano...
«Bisogna ricordare che delle 150 persone intercettate, poche vivono effettivamente in Alto Adige. Prendiamo i reati di pedofilia. La polizia postale spesso aggancia a Bolzano un sito che tratta materiale pedo-pornografico, ma gli aquirenti o chi produce le immagini quasi sempre vivono fuori dalla provincia o all’estero. Per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti, si tratta soprattutto di persone che arrivano in Alto Adige per vendere la merce ai piccoli spacciatori, ma che in realtà vivono nel resto d’Italia».













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