BOLZANO

Bolzano, Marmsoler saluta: va in pensione l’uomo delle chitarre

Per 35 anni ha costruito e venduto strumenti musicali. Artigiano e musicista ha suonato con oltre 50 gruppi


di Alan Conti


BOLZANO. «Vedi? Avrei potuto suonare chitarre delle migliori marche in assoluto. Una Fender. O anche una Gibson. Invece io uso dei prodotti giapponesi da pochi soldi. Tra il 1982 e il 1984 in Giappone costruirono delle Fender eccezionali che non hanno mai più rifatto. Con gli strumenti è così: ci vuole feeling, sentimento» A raccontarlo è Andreas Marmsoler, 64 anni e buona parte di questi spesi a riconoscere ogni singolo sussulto di una corda, di una cassa di legno o di un tamburo. Ha costruito e venduto strumenti musicali per una vita, Marmsoler, lasciando tracce della sua arte su un'infinità di palchi cittadini ed europei. Ieri, dopo 35 anni di lavoro come artigiano professionista, ha salutato il negozio “Pro Musica” di via Bottai e si è ritirato in pensione. Meritata. L'occasione, però, per concedersi un viaggio nel profondo della musica bolzanina che, bene o male, è quasi tutta transitata da lui. Dal bambino al primo approccio con la chitarra acustica al musicista che gli affida uno strumento da 5.000 euro.

«Questa passione è iniziata in modo curioso. Avevo 13 anni e dopo aver preso un brutto voto mi sono sfogato costruendomi un basso da solo. Ho sempre avuto la passione per il legno e devo dire che ha anche funzionato per un paio di mesi». Nel 1982, però, la questione di fa seria e Marmsoler diventa artigiano della musica. «A 15 anni iniziai a lavorare in un ufficio, ma questa era la mia vera strada. Cominciai creando chitarre elettriche. In questi 34 anni ne ho create 125». Tutte come figli? «Eh – ride – in effetti si crea un legame emotivo che è difficile da spiegare. Quando poi arriva il momento di venderla c'è una certa tristezza e separarsene fa male. Certo, poi ne segui con orgoglio il percorso e se arriva a calcare palchi importanti o produrre suoni meravigliosi sono grandi soddisfazioni. Anche se la qualità della musica nasce prima di tutto dal talento di chi la produce». Avrà la sua importanza anche la qualità di ciò che si suona. «Certo, ognuno ha le sue peculiarità. Io, per esempio, scelgo sempre il legno stagionato e sono attentissimo ai materiali. Poi va fatto anche un discorso sui costi». In che senso? «Una volta una Fender Stratocaster costava come sei stipendi medi, oggi con uno puoi comprarla. Tempo fa per produrla ci voleva una settimana, oggi in mezza giornata è finita perchè molto è automatizzato. Si è persa, però, un po' di anima». Quanta responsabilità c'è nel mettere mano a strumenti che molti musicisti considerano parte sacra della loro vita artistica? «Moltissima. C'è anche chi viene a farsi cambiare semplicemente le corde perchè vuole che se ne occupi qualcuno del mestiere. Quando, però, ti consegnano chitarre che costano migliaia di euro ammetto una certa tensione. Non si può sbagliare nulla». Marmsoler suona il basso, ma anche la chitarra e la batteria. Dopo 7 anni di lavoro da Musik Walther, 14 in un negozio specializzato del Centro e la stessa Pro Musica (oltre a 5 anni di gestione del KuBo), però, c'è uno strumento che gli è rimasto particolarmente nel cuore. «Ho una batteria Ludwig realizzata nel 1987 che è una replica perfetta di quella utilizzata da Ringo Star per i Beatles. La custodisco a casa con grande orgoglio». C'è un numero che torna nella vita di Marmsoler ed è il 50. Da 50 anni suona qualche strumento e sono più di 50 i gruppi con cui si è esibito. «I più rappresentativi, forse, sono i Normanni, Westbound e Cancun, ma anche il trio con Manuel Randi e Marco Delladio. La verità, però, è che a me è sempre piaciuto fare il tappabuchi, buttarmi nell'acqua fredda. Ti si ammala il bassista all'ultimo momento? Eccomi pronto. La musica non va mai in pensione”.

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