Bolzano penalizzata dai pochi investimenti

Il nuovo modello di finanziamento dei Comuni premia chi ha costruito di più I sindaci continuano a litigare sui criteri: rinviata l’assemblea generale



BOLZANO. I sindaci continuano a litigare sul nuovo modello di finanziamento. Ieri nuovo rinvio da parte del Consorzio dei Comuni, che avrebbe dovuto dare il via libera ai criteri, in vista dell’assemblea dei sindaci prevista per giovedì prossimo. Sono state chieste ulteriori limature. L’assemblea slitterà alla settimana successiva. Il problema sono le perdite ingenti di finanziamento provinciale che alcuni Comuni subiranno attraverso il nuovo modello, che calcola la differenza tra le spese e le entrate dei Comuni (energia, patrimonio e Imi). Il finanziamento provinciale colmerebbe una parte della differenza. Ecco allora che Comuni ricchi di energia o Imi, dovranno rinunciare a una parte dei fondi provinciali cui erano abituati. Tra i più colpiti sulla spesa corrente (extra investimenti) in base alle prime proiezioni, ci sono Merano (meno 1 milione), Brunico (meno 800 mila euro), Campo Tures, Curon Venosta, Malles e Moso in Passiria, che perderebbero un milione. I sindaci chiedono di tarare meglio i parametri, di ridiscutere il peso che viene attribuito a Imi ed introiti per l’energia. «Le centrali non sono tutte uguali. Anche sull’Imi sono opportuni approfondimenti», riassume il vice presidente del Consorzio dei Comuni Alessandro Bertinazzo, «Il modello può andare bene. Il tentativo è di diluire negli anni l’impatto delle perdite».

I confronti tra Comuni. Non ha semplificato la discussione la tabella pubblicata ieri dal Dolomiten, che riportava la differenza tra le spese dei singoli Comuni per personale e servizi e le entrate per finanziamento provinciale, energia, Imi, rifiuti, tariffe e multe. Bolzano guiderebbe la classifica dei Comuni più ricchi con un avanzo di 16,799 milioni, seguita da Merano con 7,831 milioni. I sindaci hanno iniziato a fare i confronti tra ricchi e poveri... L’assessore Schuler conta così di ridimensionare le proteste del capoluogo per un modello che sulla spesa corrente farebbe recuperare solo un milione sui sei persi negli ultimi anni? «Le cifre parlano chiaro», risponde Schuler.

Svolta sugli investimenti. In Comune a Bolzano sono in allerta anche per la parte del nuovo modello che riguarda gli investimenti. Schuler lo considera il proprio fiore all’occhiello: «Si chiude un percorso avviato quando ero presidente del Consorzio dei Comuni. C’è stato un tempo in cui i nostri Comuni avevano un indebitamento record rispetto alla media nazionale. Siamo avviati invece alla cancellazione del debito». Il nuovo modello prevede di sostituire l’attuale fondo di rotazione per gli investimenti (con restituzioni a rate: attualmente sono 140 milioni all’anno) con un fondo di investimento a fondo perduto, in cui confluiranno anche i finanziamenti provinciali delle leggi speciali per le scuole, la protezione civile e le strutture sportive. Il fondo conterrà circa 120-130 milioni all’anno. La percentuale destinata a ogni Comune verrà calcolata in base alla media delle spese per investimenti degli ultimi venti anni. Nelle tabelle Bolzano è presente con una media di 581 euro di investimenti pro capite all’anno, una delle cifre più basse. Merano, per avere qualche esempio, figura con 632 euro pro capite, Lana con 859, per arrivare ai picchi di Ponte Gardena, che con i suoi 200 abitanti, totalizza 2937 euro pro capite di investimenti. La stima è che Bolzano conti su 12 milioni all’anno per gli investimenti. Nei Comuni medio-piccoli negli ultimi venti anni si è costruito molto e gli investimenti, spalmati sui cittadini, risultano più pesanti rispetto alle città. Riassume Fabio Bovolon (direttore della ripartizione Finanze del Comune di Bolzano): «Il modello è positivo perché garantisce una certezza di programmazione di tre anni in tre anni. Saremo invece penalizzati, perché viene “fotografata” la spesa storica. Chi ha costruito molto, riceverà di più, rispetto a chi ha potuto costruire meno, come Bolzano. Inoltre è evidente che siamo penalizzanti anche dalla suddivisione pro capite: un conto è spalmare i costi di una scuola su 5 mila abitanti e un conto sui nostri 106mila». (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità