Bolzano, tangenti Ipes: ora si indagatasul sistema dei controlli

C’è il sospetto che qualcuno possa aver saputo e in qualche modo coperto il sistema fatto di mazzette, regali, cene, favori, per assegnare i lavori di manutenzione degli alloggi



BOLZANO. Il terzo livello. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Axel Bisignano e coordinata dal capo della Procura Guido Rispoli, potrebbe allargarsi dopo l’esame della documentazione sequestrata nella sede dell’Ipes e di quanto emerso dagli interrogatori delle persone coinvolte nell’inchiesta. In realtà, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, effettuate dai Ros, non è uscito nulla, almeno finora, che possa far pensare a connivenze o coperture da parte di chi all’Ipes sta sopra i responsabili del centro servizi inquilinato di via Milano.
C’è il sospetto però che qualcuno possa aver saputo e in qualche modo coperto il sistema fatto di mazzette, regali, cene, favori, per assegnare i lavori di manutenzione degli alloggi. Di qua la necessità degli inquirenti di indagare ancora, per mettere a fuoco il sistema con cui venivano dati i lavori e i relativi controlli.
Proprio per questa ragione, la Procura avrebbe preferito che oltre a Stefano Grando anche Arcadio Stimpfl, titolare dell’azienda che eseguiva lavori di giardinaggio per l’Ipes, rimanesse in carcere: «Rispettiamo - ha commentato il capo della Procura Rispoli - la decisione del Tribunale del riesame, ma a nostro avviso sussiste ancora il rischio di inquinamento prove. Abbiamo l’esigenza di andare avanti con le indagini e di acquisire altri elementi». Sotto accusa, dopo la bufera che si è scatenata sull’Ipes, è finito il sistema dei controlli definito da più parti insufficiente. Condivide questa tesi Lorenzo Sola, segretario provinciale della Cgil, a lungo membro del cda dell’Ipes.
Dirigente tagliato. «L’errore più grande, commesso nel 2005 - spiega Sola - è stato quello di tagliare, per ridurre i costi, la figura del capo ripartizione alloggi inquilinato, da cui dipendeva il centro servizi di Grando e Kritzinger. In quel posto c’era Franco Finato (oggi direttore generale della Provincia di Cremona, ndr) e prima di lui Rabensteiner. Avevano l’ufficio in via Milano e svolgevano anche un’azione di controllo su quanto succedeva nell’ufficio dei loro sottoposti. Oggi la ripartizione alloggi inquilinato è stata accorpata all’organizzazione del personale e spostata in via Orazio».
Presidente a tempo pieno.
Altra questione: l’attuale presidente Albert Pürgstaller ricopre anche l’incarico di sindaco di Bressanone e quindi non può essere presente a tempo pieno. «Prima di lui - ricorda Sola - c’era Rosa Franzelin che era presente 24 ore su 24 ore. Il cda si riuniva ogni quindici giorni e ogni volta c’erano da discutere una cinquantina di punti. Forse era troppo prima, ma adesso siamo passati all’eccesso opposto».
Cda dimezzato. Il cda dell’Ipes è passato da 11 a 5 membri. «Noi - dice Sola - periodicamente pretendavamo di controllare l’elenco delle ditte alle quali venivano assegnati i lavori. Proprio per evitare che anche i piccoli interventi di manutenzione, per i quali la legge non prevede gare d’appalto, venissero assegnati sempre agli stessi. Oggi il cda dà soprattutto l’indirizzo politico, demandando il resto ai dirigenti. In sé la cosa è giusta, ma rischiosa. Dopo quello che è successo, a mio avviso è assolutamente necessario rivedere il sistema dei controlli. Perché se quello che emerge dall’inchiesta della Procura verrà confermato, qualcosa non ha funzionato». (an.ma)

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità