BOLZANO

Bolzano, Thun vuol mezzo milione da CasaPound

È il danno di immagine quantificato nel procedimento per il contestato volantinaggio al Mercatino di Natale


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La Thun, nota ditta altoatesina che produce e vende in tutto il mondo i famosi angioletti artistici, ha presentato il conto a CasaPound per i presunti danni di immagini, con ripercussioni commerciali, provocate dalla campagna politica lanciata in occasione del Mercatino di Natale di tre anni. La richiesta risarcitoria depositata in occasione della costituzione di parte civile è di 500 mila euro.

Ricordiamo che nel procedimento penale per diffamazione davanti al giudice Leitner sono sul banco degli imputati i consiglieri comunali Maurizio Puglisi Ghizzi e Andrea Bonazza e i militanti Mirko Gasperi (già consigliere di circoscrizione) e Patrik Stecher. Al centro del caso c'è un volantinaggio effettuato da CasaPound tra le bancarelle del mercatino di Natale in piazza Walther il 28 novembre 2013. I quattro militanti sotto processo sono accusati di aver diffamato la ditta Thun avendo effettuato un volantinaggio considerato dall’azienda lesivo della propria immagime.

Nel volantino era stato raffigurato un angioletto di Thun decapitato, con la testa mozzata in un lago di sangue ed era stata riportata tra virgolette anche una frase di Peter Thun (amministratore unico della Thun spa) in cui si annunciavano progetti di delocalizzazione della produzione in Thailandia al fine - si presume - di ridurre i costi di produzione (e di conseguenza aumentare i profitti).

La frase riportata sul volantino era stata desunta da una intervista pubblicata dal Sole 24 ore il 19 ottobre 2012. Chi leggeva il volantino sarebbe stato indotto a credere che la decisione di trasferire la produzione in Thailandia fosse stata annunciata ai danni di comparti produttivi altoatesini e italiani. Sul volantino infatti era stato riportato anche lo slogan: "Regala un licenziamento, buon Natale da Thun". In realtà l'intervista pubblicata dal "Sole 24 ore" annunciava il progetto di delocalizzare in Thailandia (nel 2013 il 50 per cento per arrivare all'80 per cento nel 2014) la produzione che avveniva già all'estero e cioè in Cina. La nuova strategia della Thun spa, dunque, non avrebbe potuto avere conseguenze occupazionali in Italia e proprio per questo l'amministratore delegato Paolo Denti presentò querela il giorno successivo (chiedendo tra il resto il sequestro dei volantini) ritenendo diffamatorio il messaggio legato all'immagine dell'angioletto decapitato portato a simbolo di un'azienda pronta a creare disoccupazione locale per aumentare i profitti. E’ per questo che la Thun si è affidata all’avvocatessa Elena Valenti e ha presentato querela per diffamazione. Nel corso dell’ultima udienza, nell’atto di costituzione di parte civile, l’azienda ha presentato una quantificazione di quello che è considerato soprattutto un danno di immagine. Per i quattro esponenti di CasaPound di Bolzano si tratta di una somma impossibile da affrontare ed è probabile che la difesa (sostenuta dall’avvocato Fernando Potecorvo) cerchi di porre le basi per un’intesa ed un’azione riparatoria da parte degli imputati mossi, a suo tempo, dalla volontà politica di difendere posti di lavoro e occupazione. La prossima udienza è stata fissata per il 15 settembre. Potrebbe non essere neppure nell’interesse della Thun trascinare in avanti un contenzioso legale ben sapendo che difficilmente gli imputati avranno la forza economica di far fronte ad un risarcimento reale. Potrebbe risultare più vantaggioso far riconoscere pubblicamente agli imputati di aver sbagliato ad interpretare il progetto di delocalizzazione della produzione.

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