Bolzano, un futuro da start-up urbana

Il Polo partirà con 15-20 aziende. Stofner: «Saremo uno dei primi capoluoghi a concentrare in un solo sito tutta la ricerca»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. C'è una rivoluzione (post)industriale che sta già cambiando Bolzano e non ce ne stiamo accorgendo. Ma sta accadendo questo, in successione: il polo dell'innovazione all'ex Alumix è partito (la facciata uno da marzo, la due a fine anno) e sarà concluso nel 2017, due anni o poco più; Bolzano sarà uno dei primi capoluoghi a concentrare in un unico luogo urbano tutta la ricerca; tra breve verrà avviato anche il primo modulo per ospitare le imprese private innovative (una ventina); infine dal Techpark partirà pure, e questa è una notizia, la riqualificazione della Zona industriale tutt'intorno con nuovi percorsi, vie d'accesso e verde. E l'intero quartiere sarà "certificato". Poco? Abbastanza per fare di Bolzano qualcosa di simile a Bolzano-capitale. Orizzonte invocato ma sempre frustrato. Perchè adesso questa accelerazione? Perchè il Bls, che gestisce lo sviluppo del Techpark ("Noi") ha iniziato l'arruolamento delle imprese che riempiranno Bolzano di cervelli nuovi, laboratori di ricerca e servizi per le aziende che cercano il modo di crescere innovando. E lo sta facendo da ieri. Martin Vallazza lo ha illustrato alle prime rappresentanze accorse in via Siemens spiegando che la struttura le supporterà con un reticolo logistico inedito: dalla consulenza per la ricerca di partner, alla fattibilità dei prodotti e la loro industrializzazione, alla ricerca dei finanziamenti. «La nostra bibbia è supportare l'innovazione», ha detto il dirigente Bls. Ma il direttore Ulrich Stofner va oltre. E arriva a prefigurare per Bolzano, attraverso il Techpark, un futuro da start-up urbana.

Quello che Bolzano invoca, sta già accadendo in Zona, direttore?

«Conosco il dibattito. Bolzano cerca un ruolo. La Provincia non investe sul suo capoluogo, eccetera. Non entro nel dibattito. Dico solo che quello che sta succedendo qui farà di questa città un luogo d'avanguardia».

Investimento pubblico?

«Quasi cento milioni».

Per una grandezza?

«Almeno un milione di metri cubi da riempire».

Una scommessa sulla città...

«Per adesso, l'unica già posta in essere. Non esiste qui intorno nel raggio di centinaia di chilometri qualcosa di simile. Se una città cerca il suo futuro, un ruolo sul mercato dei centri urbani, un'occasione per aumentare la sua attrattività, ecco, il Techpark sarà tutto questo».

Prima gli industriali erano scettici, adesso non più perchè?

«Non sarà una cattedrale nel deserto. Di solito si costruiscono i contenitori e poi si pensa al contenuto, qui è il contrario».

Crescerà in base alle esigenze, no?

«È così. Massima flessibilità. Prima la parte pubblica. Nei due blocchi centrali. Lì ci entreranno i nostri istituti di ricerca. Quelli che offriranno i supporti tecnologici e le consulenze. Dalla Lub all'Eurac, al Tis al Bls. Tutti insieme, così non si disperdono energie».

E i privati, quelli che faranno girare l'economia?

«Nei moduli dietro. Si chiamano moduli proprio perchè si aggiungeranno a mano a mano che ci arriveranno le richieste di nuovi ospiti. Oggi abbiamo convocato le imprese per parlare del primo».

Già arrivate le candidature?

«Sì, e di grandi dimensioni. Dalla Senfter a Maccaferri. Ma sono le piccole e le medie quelle che aspettiamo con più interesse. Perchè possono creare rete nel territorio e attirare quella da fuori che troveranno qui tutto quello di cui hanno bisogno. Hanno un'idea che può diventare un progetto? A Bolzano troveranno il modo di farne un prodotto, di commercializzarlo, di finanziarlo e poi di svilupparlo ancora. Basterà bussare all'ufficio più vicino dentro lo stesso parco».

Che sarà anche un vero parco?

«Sì, è previsto tanto verde a supporto, anche visivo, dei nostri settori trainanti che sono quelli del green, del cibo , della tecnologia sostenibile e della montagna. E poi un asilo nido, un ristorante, un bar».

E che accadrà al quartiere intorno?

«Molti lotti sono già di proprietà provinciale. La Zona sarà riqualificata in parallelo».

Cosa ci manca adesso?

«Che l'intero sistema Alto Adige si muova insieme a noi. Dovrà essere raggiungibile, Bolzano: aeroporto, strade, ferrovia. I cervelli qui troveranno tutto ma dovrebbero arrivarci comodi».

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