la storia

Bolzano. Vincenzo, l’uomo che ha perso i suoi primi 20 anni

L’incidente in auto e il coma gli hanno cancellato la memoria «Da allora non ricordo più nulla di cosa ho fatto prima»


di Alan Conti


BOLZANO. «Ho festeggiato i miei secondi 30 anni e ho dovuto ricostruire i miei primi 20». Sembra un gioco matematico e invece è la sfida verticale che la vita ha messo di fronte a Vincenzo Macrì, per tutti semplicemente Enzo. Lo scorso mercoledì ha preso due birre al bancone del locale Persefone di via Rovigo e ha brindato con gli amici di sempre a quello che, forse, considera il suo vero compleanno. Il flashback porta alla notte tra il 31 gennaio e il primo giorno di febbraio dell'anno 1985. Siamo lungo la vecchia statale per Merano tra Settequerce e Terlano. Enzo è a bordo di una Renault 5 con Piero Rizzieri e Antonio Bellinato: tutti militari di leva residenti a Bolzano in congedo di malattia. Nel tentativo di sorpassare una Lancia 1.600 guidata da Alessandro Penolazzi i tre centrano un taxi Fiat Argenta guidato da Alois Unterkalmsteiner di Sarentino con a bordo Erwin Lobis. Un frontale violentissimo che distrugge le auto e porta Macrì sul limite della sopravvivenza. Prognosi riservata, stato di coma controllato: pericolo di vita evidente. Ferite curabili al massimo in dieci giorni per tutti gli altri.

«Sono rimasto in bilico fino al 4 febbraio. Tra la vita e la morte». Poi il risveglio. «Esatto e oggi posso ancora dire meno male che ci siamo scontrati con la Fiat Argenta perchè mi hanno detto che dietro di lei arrivava un camion». Gli hanno detto perchè lui dell’impatto non ricorda nulla e questo è normale. «Il problema è che ho cancellato anche i miei primi 20 anni di vita. Quello scontro ha resettato la mia memoria. Appena risvegliato rimproveravo sempre mia madre di essere arrivata tardi in ospedale e di non aver incontrato mio padre. Peccato che papà era morto sei anni prima». Si affacciava alla finestra e cercava un cielo conosciuto in un’orizzonte che non riconosceva. «Guardavo Bolzano come si guarda una città nuova. Non ricordavo una strada, un palazzo, un volto. Zero, tabula rasa». Un incubo anche dal punto di vista dei rapporti personali. «Ho dovuto ricostruire tutto in questi anni. Piano piano. Ora ho una memoria raccontata e solo qualche velocissimo flash improvviso. Sa cosa mi spiace di più? Quando magari non saluto qualcuno perchè non me lo ricordo e questo può pensare a me come una persona scortese o maleducata».

Oggi Enzo è single e lavora all’ospedale di Bolzano nell’officina deputata alle manutenzioni. Al bar i sorrisi di chi dopo 30 anni ha voglia di abbracciare la sua capacità di rinascere da zero. Per davvero, mica per modo di dire. «Ho voluto festeggiare questa ricorrenza speciale in modo semplice. È stato un bel momento per ringraziare chi mi è stato vicino e in questi 30 anni ha saputo regalarmi momenti allegri e felici». Quel che conta è che questi se li ricorda benissimo.

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