il caso

Botte alla ex-compagna: arrestato giovane bolzanino

In manette con l'accusa di maltrattamenti, lesioni, stalking



BOLZANO. Maltrattamenti, lesioni, stalking. Accuse pesanti che hanno portato all’arresto - la misura cautelare è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Walter Pelino - un giovane di 25 anni bolzanino. È recidivo: nel 2013 un’altra ragazza lo aveva denunciato per stalking.

La storia - come spesso avviene in questi casi - si ripete e com’è successo l’altro giorno in Sicilia, dove una ventenne madre di una bimba di 4 anni è stata ammazzata dal suo ex compagno, capita che dalle minacce si passi alle botte e poi al coltello.

Nella vicenda bolzanina ci si è fermati un passo prima dell’abisso. Ma l’esperienza vissuta dalla giovane vittima è comunque da incubo e la raccontiamo perché purtroppo questi casi sono sempre più frequenti: si calcola che in Alto Adige ci siano in media dalle 150 alle 200 denunce all’anno per stalking.

All’inizio è stato amore, coronato dalla gioia per l’arrivo di un bimbo. Poi le cose hanno cominciato a cambiare: in quel rapporto si è insinuata la gelosia scambiata inizialmente per passione.

Non lo era. E la vita della giovane donna è diventata presto un incubo. Ha cercato di resistere, ma a febbraio ha trovato il coraggio di buttarlo fuori casa. Pensava, s’illudeva che fosse finita. Non era così.

Il peggio - stando alla denuncia che ha portato il giudice Pelino ad emettere la misura cautelare - doveva ancora arrivare. Telefonate di giorno e di notte, centinaia di messaggi carichi di minacce per tradimenti immaginati. Ha cambiato numero di cellulare ma lui era riuscito a scoprire quello nuovo. Usciva per andare al lavoro o a fare la spesa e se lo trovava davanti in ogni momento. Una situazione insostenibile che ben presto ha trasformato la paura in terrore. Al punto da non uscire di casa più da sola e da non chiudere occhio la notte. Per dormire era costretta a ricorrere ai farmaci e alle volte l’angoscia era più forte di antidepressivi e psicofarmaci.

Ad agosto - anche questo è un classico - si erano rincontrati con la scusa che lui voleva assolutamente vedere il bambino. E quel giorno, dopo gli insulti e le minacce, erano arrivate le botte.

La vittima era andata in ospedale a farsi medicare: l’avevano dimessa con qualche giorno di prognosi. Solo a quel punto, ovvero quando ha capito che avrebbe potuto massacrarla, ha deciso di denunciarlo. Ma ha aspettato ancora un po’ prima di mettere tutto nero su bianco: la denuncia è stata fatta a settembre, ieri l’arresto.













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