il muro del brennero

Brennero, per l’autotrasporto danni per oltre 150 milioni

Grido d’allarme del segretario di Assotir per le conseguenze del ripristino dei controlli alla frontiera



BOLZANO. «L’incontro dell’altra sera tra il ministro Alfano e il ministro austriaco Sobotka, ha sicuramente contribuito a rasserenare il clima. Ma le preoccupazioni non sono affatto cessate, perché non c’è grande differenza tra muro fisico e muro virtuale, fatto di appesantimenti procedurali. Facciamo affidamento sul buonsenso di tutti e, soprattutto, ci aspettiamo che l'Unione Europea faccia il proprio dovere». Claudio Donati, segretario generale di T.I. Assotir i in Italia, si fa interprete delle preoccupazioni della categoria per le conseguenze del ripristino dei controlli al Brennero.

La polizia austriaca, nella conferenza stampa dell’altro giorno, ha spiegato chiaramente che le auto, in prossimità del confine, dovranno ridurre la velocità a 30 km all’ora. Questo, ovviamente, avrà delle ripercussioni pesantissime sul traffico e sulla circolazione delle merci. «La prima conseguenza sarà un sacrificio in termini di tempo: per i tir si allungheranno notevolmente i tempi di ingresso e di uscita dal valico, penalizzando notevolmente l’autotrasporto, anello fondamentale per la distribuzione dei prodotti italiani».

Il fermo di una o due ore produrrà disagi e un incremento dei costi: «L’associazione belga dell’autotrasporto stima che l’incidenza del costo di ogni ora di lavoro è di circa 60 euro. E si tratta di valutazioni minimali».

«Il Brennero - ricorda ancora Donati - è una delle arterie principali in entrata e in uscita dall’Italia, un’autostrada dell’import-export: lì passa un terzo della merce esportata nel resto d’Europa. Secondo i dati a disposizione delle associazioni di autotrasporto italiane, la tratta del Brennero è percorsa da oltre 500 veicoli pesanti ogni ora; la attraversano 40 milioni di tonnellate di merci ogni anno, di cui 30 milioni viaggiano appunto su gomma. Il danno, solo per le imprese di autotrasporto, rischia di essere di oltre 150 milioni di euro, che finiranno per scaricarsi sul valore del trasporto (quindi sui consumatori) o sul trasportatore stesso. Ma le conseguenze sono di portata più generale, essendo destinate a ripercuotersi su tutte le piccole e medie imprese italiane. La cosa grave è che l’atteggiamento dell’Austria potrebbe essere seguito da altri Paesi, penalizzando ulteriormente gli scambi commerciali ».













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