Bressa: «Il nuovo Ulivo esiste già, è il Pd»

Il sottosegretario: «Alleanze condizionate dalla legge elettorale. In Alto Adige accordo con Svp e dialogo con il centro»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Perché non recuperare una esperienza politica virtuosa? Romano Prodi non interviene spesso sulle vicende della politica italiana. Lo ha fatto nei giorni scorsi, affermando di non pensare che l’Ulivo «sia una esperienza irripetibile». L’ex presidente del Consiglio ha risposto così a chi dice che servirebbe «un nuovo Prodi», capace di unire il centrosinistra.

Gianclaudio Bressa, sottosegretario alle Politiche regionali, è uno dei protagonisti di quella stagione politica italiana, durata tra il 1995 e il 2007. Secondo Prodi, un nuovo centrosinistra, in stile Ulivo, è possibile, purché si torni a parlare di problemi, «come la distribuzione del reddito, l'occupazione, la scuola, pensare nel lungo periodo e non nello scontro quotidiano, per riformare una società che è diventata profondamente ingiusta». Abbiamo intervistato Bressa.

Prodi spera in un Ulivo.2. Cosa ne pensa?

«Ogni stagione ha le sue ipotesi politiche. L’Ulivo nacque con il Ppi e i Ds. Poi negli anni subì delle modifiche, fino all’evoluzione ultima, che dura tuttora, e si chiama Pd. È il Pd, il mio partito, il baricentro. Il tema sono le alleanze. Con chi costruisci la lista unica dell’Ulivo o qualsiasi sia il suo nome? In quella stagione si votava con i collegi uninominali, servivano candidati forti, molto sostenuti, per riuscire a vincere. A proposito del 40% necessario alle elezioni per la Camera per ottenere il premio di maggioranza previsto nell’Italicum, dopo la sentenza della Consulta, servirebbe una lista unica da Alfano a Pisapia, si è detto. Ma è evidente che sarebbe molto complicato mettere insieme elettorati così diversi. Parlare di nuovo Ulivo mi sembra soprattutto una suggestione emotiva».

E quindi nulla? Prodi ascoltato e archiviato?

«No. Prodi suggerisce di tornare a quello spirito, a quella unità. E questo va molto bene. Altra cosa, appunto, sono le liste e le alleanze, che dipenderanno anche dalla legge elettorale con cui andremo a votare alle prossime elezioni politiche. Se resterà il nuovo Italicum per la Camera, a impianto fortemente proporzionale, o passerà l’idea del Mattarellum, con i collegi uninominali. Non vedo il clima, per la seconda ipotesi. Se andremo con il proporzionale, per tornare alla domanda sull’Ulivo, i partiti dovrebbero presentarsi in campagna elettorale con idee condivise su alcuni punti-chiave. A meno che il Pd non superi il 40%, le alleanze si costruiranno in Parlamento. E non sarà assolutamente facile».

Una alleanza di centrosinistra sarebbe più facile nel caso di una scissione del Pd? Il quadro sarebbe più chiaro.

«No, sarebbe una sciagura. Infatti ci lavora solo D’Alema. Bersani e Speranza vogliono fare la sinistra “nel” Pd».

In Alto Adige il tema delle alleanze è condizionato dalla nostra «specialità». Cosa immagina?

«Prima di tutto, la conferma della alleanza tra Pd e Svp. Secondo, proseguire l’esperienza di successo delle comunali, che hanno portato alla vittoria di Caramaschi. Visto che l’Italicum per il Trentino Alto Adige prevede proprio i collegi uninominali, allora è importante un centrosinistra che parli in modo serio con il mondo di centro».

I collegi uninominali per la Camera in Alto Adige sono nel mirino delle opposizioni, che parlano di legge ritagliata su misura di Svp e Pd, Non ci sarà più un deputato italiano di centrodestra, accusano.

«Stupidaggini. Abbiamo semplicemente applicato al Trentino Alto Adige il Mattarellum che per parte del centrodestra nazionale è il meglio del meglio». (fr.g.)

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