Brugger Jr a caccia di candidati italiani

Jakob studia una civica interetnica: la Stella alpina deve aprirsi e diventare il partito della buona amministrazione


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Non solo una lista civica. Ma aperta anche a candidati italiani. È questo il progetto che viene coltivato sotto il nome Brugger, la famiglia che ha dato alla Stella alpina il vice Obmann di Magnago, Peter (protagonista dello storico scontro sul Pacchetto), e l’Obmann e deputato Siegfried. Serve altro per descrivere il livello di crisi-fermento in corso nella Stella alpina?

Sono iniziati i contatti con possibili candidati alle prossime comunali di Bolzano. Tra gli interlocutori ci sono anche professionisti italiani, alcuni avrebbero anche un orientamento di centrodestra.

Ñei giorni scorsi Siegfried Brugger e il figlio Jakob erano venuti allo scoperto, intervistati dal nostro giornale, chiedendo alla Svp una svolta, denunciando un partito chiuso, che non riesce più a rappresentare le diverse anime della società. Da allora il progetto politico è andato avanti. Se ne occupa Jakob, giovane avvocato, che lancia la provocazione di una lista interetnica.

Non è detto che nascerà una lista civica, «il nostro primo interlocutore resta la Svp», anticipa Jakob Brugger, ma il tema interetnico, annuncia, «va posto a prescindere, per quanto mi riguarda, anche nella Svp».

Jakob Brugger, ha lanciato il sasso nello stagno e ora cosa succede?

«Sono rimasto sorpreso. La mia presa di posizione ha provocato un ritorno positivo che non mi aspettavo, da parte di cittadini e di politici, italiani e sudtirolesi. Stiamo facendo alcune chiacchierate per vedere se e come ci posizioneremo. Al momento non posso essere più preciso. Non perché non voglia, ma perché è veramente tutto aperto. La cosa interessante è il clima positivo. Molti giovani hanno voglia di fare, di provare a impegnarsi in politica».

E’ vero che ci sono contatti con possibili candidati del gruppo italiano per una eventuale lista civica?

«Sì. Il tema etnico non è importante né per me né le persone con cui mi confronto».

E la Svp?

«Sarebbe il nostro primo interlocutore. Peccato che non si siano fatti sentire...».

Se la Svp aprisse la porta al vostro gruppo di giovani, come non è accaduto l’ultima volta, a quel punto il discorso interetnico cadrebbe automaticamente.

«Chi lo dice?».

Una Svp aperta agli italiani minerebbe la propria identità, metterebbe a rischio la stessa autonomia, fondata sulla tutela del gruppo tedesco. Si è sempre detto così, lei è un Brugger, lo saprà molto bene.

«Ripeto, per me e molte persone il tema etnico non è una priorità in questo momento. Il conflitto tra gruppi è del tutto sfumato e Bolzano ha problemi molto più seri. Se la Svp vuole sopravvivere, dovrà trovare una diversa ragion d’essere, profilandosi come un partito che rappresenti tutta la nostra provincia. Naturalmente questa è la mia posizione. Io immagino un partito moderno, che lavori per il bene di tutti i cittadini, impegnato su temi come le politiche sociali, la sicurezza, la sburocratizzazione, l’abbattimento dei costi dell’amministrazione e della politica, tema su cui la mia generazione è sensibile».

Nella Svp la accuseranno di eresia.

«Ma è naturale che la Svp resterà sempre il partito garante della minoranza tedesca in Italia, pronta a mobilitarsi in caso di rischio. Oggi le emergenze sono altre e la Svp dovrebbe proporsi come punto di riferimento più ampio, il partito della buona amministrazione. In molti la pensiamo così. Le reazioni? Sono curioso...».

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