Business del pane tedesco La sfida di due bolzanini

Fabio Zamboni e Sergio Pitticco rileveranno lo stabilimeno “Lieken” in Baviera Salvati 240 dipendenti, l’obiettivo è ampliare il mercato anche verso l’Italia


di Alan Conti


BOLZANO. Il pane unisce in un abbraccio stretto la tradizione gastronomica tedesca e quella altoatesina.

Ora lo fa anche dal punto di vista imprenditoriale dopo la scelta di Fabio Zamboni e Sergio Pitticco, manager bolzanini di 40 e 46 anni da tempo attivi sul territorio e all’estero con l'azienda “Cea Italia” di Egna. Professionisti che conoscono il settore alimentare ed hanno un’esperienza ventennale di acquisto e rivendita.

La conoscenza, però, non basta perchè per muoversi tra aziende ci vuole anche una buona dose di fiuto e capacità di riconoscere le opportunità.

Capita così che i due, assieme alle loro famiglie, vengano a conoscenza di un progetto di riorganizzazione messo in atto dalla tedesca “Lieken”, gigante del panorama alimentare con un fatturato di circa 815 milioni e il controllo di moltissimi marchi conosciuti sugli scaffali dei supermercati in Germania.

«La volontà del colosso - spiega Zamboni - è quella di accorpare tutta la produzione in un grande centro industriale unico nella zona del Rhein-Main. Una scelta orientata a un potenziamento del comparto surgelati rispetto a quello delle piccole specialità che caratterizza la galassia degli stabilimenti più piccoli sparsi sul territorio tedesco». Tra questi c’è anche quello di Weissenhorn, piena Baviera. Un gioiellino con 240 dipendenti e diverse linee di produzione. «Toast, sandwich, prodotti da forno freschi, panini precotti, a fette o interi come baguette o ciabatte. Una fetta di mercato ampia e sicuramente in buona salute. Abbiamo così deciso di rilevare parte di questa proprietà assieme alle nostre famiglie in un’operazione svicolata da Cea. Il nostro obiettivo è di rafforzarne la presenza sul campo operativo della Germania, ma ampliandoci con un’ottica europea. Certamente anche verso l’Italia che rappresenta un Paese di riferimento».

Qualcosa meno si potrà fare con l’Alto Adige, forse, ma solo perchè la nostra provincia è da sempre caratterizzata da una tradizione di varietà panificatoria che rende il mercato molto competitivo.

Resta, comunque, la macro indicazione di investitori italiani che scelgono la Germania come Paese per crescere. «No, ma non c’è una ragione strettamente economica o strutturale che ci ha portati a questa opzione imprenditoriale - continua Zamboni - ma solo un orientamento di opportunità. Effettivamente si tratta di un’azienda solida e con margini di sviluppo. Adeguata ai nostri obiettivi».

Assieme a Pitticco e Zamboni ci sarà anche un partner tedesco di cui, però, ancora non si sa il nome così come le cifre dell’esborso. «A giorni arriveranno le firme sui contratti, ma al momento dobbiamo ancora mantenere una certa riservatezza sui dettagli». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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