IL PDCI

«C’è bisogno di più sinistra»

Diliberto invita a votare per i Comunisti: una identità preziosa



BOLZANO. La sinistra altoatesina si presenta al voto divisa. Rifondazione da una parte, i Comunisti italiani con la propria lista. «È la solita coazione a ripetere della sinistra italiana, sempre concentrata sul proprio particolare e non a pensare in grande»: di sinistra divisa Oliviero Diliberto se ne intende. Era ieri al vecchio municipio di Gries per chiudere la campagna elettorale del Pdci. Diliberto è stato introdotto da Carlo Carlini, segretario regionale del Pdci e capolista alle provinciali. Già nel Pci, poi in Rifondazione comunista e infine nel Pdci, di cui è stato segretario fino al febbraio 2013. Liste divise dunque alle elezioni provinciali, cui aggiungere il Pd pronto a tornare in giunta. Così Diliberto sul tema uniti o divisi: «È dal 2008 che proponiamo a Rifondazione un percorso di unità, con esiti solo negativi. Coazione a ripetere quindi, purtroppo, ma è anche vero che l’esperienza ci ha insegnato che l’identità non può essere una incerta confusione. Con l’Arcobaleno la sinistra era unita e siamo andati male, anche l’alleanza di Rivoluzione civile alle ultime politiche ci ha lasciato fuori dal Parlamento».

Diliberto a Gries ha sottolineato quando sia ancora importate un presidio di sinistra: «Senza un partito comunista i ceti popolari sono abbandonati a loro stessi e sconfitti. Il test è semplicissimo: dal 1991, data di scioglimento del Pci, le condizioni dei cittadini sono migliorate o peggiorate? Quando avevo trent’anni c’era l’equo canone, la scala mobile e una serie di garanzie di cui i giovani di oggi sono totalmente privati». Una stoccata al Pd: «È motivo di grande dolore vedere ex compagni del Pci completamente subalterni ai vecchi democristiani ed è un dolore infinito vederli al governo con Berlusconi». Sul ruolo della sinistra: «La politica è condizionata dall’economia, una situazione gravissima. Il nostro compito è sorvegliare e sollecitare una svolta: se l’Italia non rinegozierà i propri vincoli con l’Ue faremo la fine della Grecia. Devono ripartire gli investimenti, altrimenti non ci sarà crescita». (fr.g.)

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