Cai, pressing contro l’accordo al ribasso

Lunedì i capi sezione in assemblea. Cristofoletti: «Non metterò la mia faccia sul taglio di nomi. Prima la sicurezza»



BOLZANO. Nelle sezioni del Cai sono tornati i faldoni con gli elenchi dei toponimi. Come nel 2009, quando esplose il caso dei cartelli monolingui nei sentieri e il Cai si fece carico di un enorme lavoro di verifica dei toponimi italiani esistenti.

La politica è tornata a chiedere al Cai di esprimersi. Perché un sì o un no del Cai può fare la differenza dal punto di vista dell’immagine. E così dopo il secco «no» ad accordi al ribasso sulla toponomastica da parte del presidente del Cai Alto Adige Claudio Sartori e di Giorgio Gajer (presidente del Soccorso alpino), in nome prima di tutto della sicurezza, il presidente provinciale Kompatscher e il vice Tommasini hanno chiesto a Sartori di sedersi al tavolo per discutere. E Sartori a sua volta ha coinvolto le sezioni, che stanno studiando la norma di attuazione sulla toponomastica e la lista di nomi proposta da Francesco Palermo, presidente della Commissione dei Sei. Si cerca di capire se è possibile un ulteriore compromesso sulla lista. È l’ultimo sforzo, viene detto da Palermo, per capire se sarà possibile approvare la norma (con allegato dei nomi) o se la commissione paritetica dovrà mandarla in archivio. «In attesa di tempi migliori», come dice da giorni il senatore Karl Zeller, «La Svp è qui da 70 anni. Possiamo aspettare ancora, per chiudere la partita della toponomastica». Dopo le elezioni politiche, nuovo governo e nuova Commissione dei Sei...

Lunedì sera Sartori riunirà il consiglio direttivo del Cai per discutere di toponomastica. Ci saranno i presidenti delle sezioni ed è probabile che l’associazione alpinistica vada alla conta, tra favorevoli e contrari all’accordo. Proprio Sartori, all’epoca responsabile della commissione Rifugi, fu protagonista anni fa di una assemblea infuocata del Cai di Bolzano sulla proposta di vendere il Rifugio Bolzano alla Provincia, un sogno di Durnwalder. La sezione bocciò la vendita e non se ne parlò più. Sui toponimi il presidente della sezione di Bolzano, la più importante, annuncia che la linea non è cambiata. Così Riccardo Cristofoletti: «La mia idea non è mutata e non potrebbe. Ho guardato gli elenchi che stanno girando.La mia risposta è: applichino lo Statuto e l’accordo di Parigi, che prevedono il bilinguismo. Se la politica vuole tagliare nomi italiani, vada avanti, ma non ci metterò la faccia. È una questione di sicurezza e di rispetto di una comunità. E naturalmente non sono un fascista». In periferia ci sono sezioni più convinte dell’importanza di chiudere la vicenda. Lunedì la conta.

E GLI ALTRI NOMI? Verifiche tecniche in corso sull’interrogativo sollevato da Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) all’incontro di lunedì dei consiglieri italiani con Palermo: gli allegati in discussione toccano solo i 1.526 toponimi coinvolti nel caso della segnaletica di montagna. La toponomastica italiana ufficiale è invece di 8000 nomi. Cosa accadrà di tutte quelle denominazioni in base alla norma di attuazione? La commissione di esperti valuterà se conservare gli 8000 nomi, in base al criterio dell’uso? Oppure si partirà da zero, costruendo il repertorio come se 8000 nomi non esistessero? «Mi hanno rassicurato: i nomi restano ed eventualmente si deciderà di eliminare ciò che non ha più senso», anticipa Tommasini. Così Zeller: «La commissione di esperti non dovrà fare altro che proseguire il lavoro della commissione Durnwalder-Fitto, verificando se i nomi italiani sono in uso o meno. Nel frattempo resta lo status quo. E se non si trova l’accordo su un nome in italiano si blocca anche l’ufficializzazione del nome tedesco. Più garantiti di così gli italiani non potrebbero essere». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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