Caldaro, feriti intrappolati sotto il ghiaccio al lago

Maxi-esercitazione di vigili e sommozzatori con l’ausilio di uno slittino gonfiabile Simulato un recupero con 50 uomini dopo gli incidenti delle scorse settimane


di Alan Conti


CALDARO. I vigili del fuoco si sono calati ieri negli ampi buchi realizzati nella spessa coltre di ghiaccio al lago di Caldaro. Tutto per una delicata esercitazione. È stato un pomeriggio impegnativo quello vissuto ieri a San Giuseppe al Lago dove pompieri e Croce bianca hanno organizzato una simulazione con 50 uomini. La prova era, appunto, un’emergenza con feriti intrappolati nel ghiaccio. Una situazione che si è già verificata quest’anno e che i vigili del fuoco hanno voluto approfondire. Così, ieri, i corpi volontari di San Giuseppe al Lago, di Pianizza di Sotto e di Villa di Mezzo sono stati chiamati ad affrontare un intervento complicato. Insieme a loro i sommozzatori specializzati di Bolzano. «Quando veniamo chiamati per questo genere di emergenze - spiega Diddi Osele dell’Unione Vigili del Fuoco - dobbiamo essere rapidi e bravi a valutare la situazione». I tempi sono molto stretti. «Di solito arriviamo in 5-10 minuti dalla caduta in acqua delle persone. Questo significa che il ferito può già trovarsi in uno stato di ipotermia. È necessario, quindi, che un pompiere raggiunga la vittima con uno slittino gonfiabile mentre gli altri devono analizzare la posizione migliore per il salvataggio». Lo slittino, infatti, va trascinato dall’esterno con una corda senza correre rischi. «La difficoltà è proprio trovare un punto dove tirare la corda stessa. L’ideale sarebbe farlo da una posizione esterna rispetto al lago, ma non sempre la persona da soccorrere si trova abbastanza vicina alla riva. Nel caso sia distante allora bisogna attrezzarsi per predisporre un «punto di tiro sicuro nel lago». Per questo motivo appena arrivati è necessario occuparsi della corda o delle manichette». Il tutto sempre alla massima velocità. «I tempi sono davvero ridotti - continua Osele - perché in pochi minuti il corpo, a causa del gelo, perde la spinta nei muscoli che si irrigidiscono. È l’ipotermia. Quando accade questo un pompiere deve scendere in acqua e sollevare di peso il ferito».

Determinante, dunque, che ogni passaggio sia coordinato al secondo. «Esatto, quello che cerchiamo di allenare in queste simulazioni è anche l’affiattamento tra i vari reparti. Prima di tutto tra noi vigili del fuoco: i volontari devono lavorare con i sommozzatori. In un secondo momento deve essere fluida anche la collaborazione con i soccorritori della Croce bianca». Nel frattempo, però, in mezzo al lago ieri c’erano le finte vittime. «Sono anche loro pompieri - chiude ridendo Osele - e sono dotati di tute termiche di protezione. Anche in questo caso, però, più siamo veloci e meglio è».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità