Caldaro, la carpa congelata diventa un’ attrazione

Lungo più di un metro, il pesce rimasto sotto il ghiaccio del lago aveva 40 anni Tante le famiglie che pattinano, ma il pericolo di cedimenti rimane elevato


di Alan Conti


CALDARO. Il ghiaccio scricchiola con un brontolio sordo sotto le scarpe. Lo fa spesso, inutile negarlo. Per questo avventurarsi sulla lastra che si è formata a Caldaro continua ad essere particolarmente pericoloso come vanno ripetendo da tempo i sindaci di Caldaro e Vadena Gertrud Benin Bernard ed Alessandro Beati. Eppure la voglia di provare questa emozione continua ad essere irresistibile per le famiglie che portano i loro bambini o i cani. C’è chi, addirittura, si concede una mattinata di kite surf con i pattini ai piedi oppure un nutrito gruppo di appassionati di aeromodellismo che si diverte a far volare le proprie creazioni. C’è, infine, un pesce “ibernato”, che si vede sotto il ghiaccio e che è diventato una specie di attrazione, con tanto di foto sui social. Non riveliamo in che parte del lago si trova perché è troppo pericoloso cercarlo, ma si tratta di una carpa argentata rimasta congelata nello strato di ghiaccio. La sua particolarità è che è lunga 1,20 metri. Sorprende e diverte. «Si tratta di pesci erbivori immessi nel Lago di Caldaro nel 1975 per ripulire le alghe» racconta Alex Losa, presidente dell’associazione Fishheads. «Questo esemplare è alla sua misura massima. In buone condizioni la sua durata di vita è di 40 anni. Ormai ogni anno ne muore qualcuna di vecchiaia». Questa carpa, insomma, con ogni probabilità ha più di 40 anni. Il “temolo russo”, oltre tutto, è originario dell’Estremo Oriente e non si riproduce in Europa. La sua presenza nei bacini, dunque, dipende esclusivamente dalle immissioni. Nel 1975 ci fu l’inserimento di questa specie e oggi le più forti stanno cedendo il passo. Regalando, però, ancora un’emozione ai tanti che si sono fermati a fotografare questo spettacolo della natura. Continuano ad essere decine, come scritto, le persone che utilizzano il lago per le pratiche sportive. Un fenomeno che sta preoccupando molto le amministrazioni. L’accesso, infatti, avviene nella zona di Campi al Lago attraverso uno spazio privato e non può essere controllato o multato. L’unica contromisura possibile fino ad ora è stata l’affissione di alcuni cartelli di pericolo. Una volta caduti in acqua bastano tre minuti per morire. Il lago non è ghiacciato in modo uniforme. Un’ampia zona continua ad essere totalmente priva di spessore. Alcuni privati, infine, hanno azionato dei rivoli di acqua calda vicino ai pontili per evitare i danneggiamenti alle strutture. Sono un pericolo in più per chi si prende un rischio enorme.

GUARDA IL VIDEO

DEL LAGO GHIACCIATO

WWW.ALTOADIGE.IT













Altre notizie

Attualità