Cannabis terapeutica, pressing per le piantagioni “autonome” 

Sanità. Grünfelder: «I pazienti non la trovano perché la produzione in Italia è insufficiente Puntiamo su Laimburg o sull’autocoltivazione. Sos medici, purtroppo pochi la prescrivono»


Valeria Frangipane


Bolzano. «I pazienti hanno un problema serissimo: la cannabis medica non si trova. E quella che arriva in farmacia - sempre col contagocce - finisce subito».

É per questo che il Cannabis Social Club - presidente Peter Grünfelder - chiede all’Alto Adige un doppio sforzo: «Puntare sulla coltivazione a Laimburg e/o sull’autocoltivazione. Perchè se noi diamo la possibilità ai pazienti di prodursela, superiamo ogni ostacolo. Basta un seme, il malato si automedica e la sanità pubblica risparmia». In Alto Adige sono - infatti - circa 200 i malati di Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla che trovano sollievo ai dolori grazie alla cannabis.

Cannabis a Laimburg

Ricordiamo che la prima richiesta (formale) dell’Alto Adige al ministero di coltivare cannabis, ad uso terapeutico, in Alto Adige, risale al 2015. Quando il consiglio provinciale approvò una mozione dell’allora consigliera Elena Artioli, che come sito aveva suggerito Laimburg. A rilanciare l’idea è stato di recente il consigliere provinciale M5S Diego Nicolini. «In Alto Adige il fabbisogno di cannabis terapeutica per il 2018 è stato stimato in circa 10 chilogrammi, un chilogrammo è arrivato da Firenze (la produce il Farmaceutico Militare), il resto arriva dall’Olanda. Il costo stimato a carico del Servizio provinciale è di circa 250 mila euro». Ma visto che la quantità risulta insufficiente e che nel 2015 il consiglio provinciale aveva approvato la famosa mozione da cui era scaturita una lettera all’Ufficio centrale stupefacenti presso il ministero della Salute sulla coltivazione di cannabis medica in Alto Adige il M5S ritiene che sia arrivato il tempo di attivarsi per eseguire tutti i passaggi necessari per la coltivazione e distribuzione della cannabis. Grünfelder ribadisce che una soluzione si deve trovare ed al più presto: «O Laimburg e/o l’autocoltivazione».

Pochi medici per le ricette

E in Alto Adige i pazienti oltre a non trovare la cannabis non trovano medici che la prescrivono con ricetta rossa. «Quelli disponibili si contano sulle dita di una mano. E anche meno! Non è giusto, non è corretto. Va anche detto, a loro parziale discolpa, che dietro ognuna di queste ricette c’è mezzora persa in burocrazia. Noi continuiamo con la campagna di sensibilizzazione ma chiediamo a tutti più collaborazione».

Informazioni alla Bonvicini

Sabato 4 maggio alla clinica Bonvicini di via Pacher il dottor Roberto Pittini - medico anestesista, esperto in terapia del dolore - parlerà ai pazienti della sua esperienza con la cannabis medica e risponderà alle domande. L'evento organizzato dal Cannabis Social Club, è gratuito e si terrà dalle 10 alle 13 (per informazioni 0471 1817167).

«Molte persone - dice Pittini - soffrono di dolori cronici: una parte considerevole non può essere aiutata a sufficienza con le opzioni terapeutiche tradizionali. L'effetto analgesico dei cannabinoidi in questi casi può essere una buona alternativa terapeutica al solito cocktail di antidolorifici, farmaci antinfiammatori, oppiacei e cortisone. Il thc - il principio attivo psicoattivo e prescrivibile dal medico - e il cbd, il principio attivo calmante non psicoattivo e liberamente disponibile sul mercato, sono forse i cannabinoidi più importanti della pianta di canapa e possono essere utilizzati nella terapia del dolore.

E il medico - conclude - a seconda del tipo di dolore può adeguare la composizione dei preparati e la posologia dei cannabinoidi».















Altre notizie

Attualità