Caos Poste, l’ira di Kompatscher

Preoccupano carenza di personale e disservizi. Il governatore: «Faccia a faccia al Ministero». Si studia il modello tirolese


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sulle Poste Bolzano chiama e Roma non risponde. O meglio, fa finta di non sentire. Anche per questo il governatore altoatesino Arno Kompatscher ieri ha spiegato a chiare lettere di essere pronto a passare dalle parole ai fatti. Applicando anche pesanti sanzioni se sarà il caso. «L’ultimo concorso, che avrebbe dovuto portare all’assunzione di nuovo personale è del 2011, ma poi è stato congelato. Vogliamo sapere quali sono i programmi dell’azienda per i prossimi 5 o 10 anni e poi decideremo il da farsi. Dovremo valutare se assumere le spese del servizio - ma il nodo in questo caso è rappresentato dalle garanzie che otterremo - o rifarci ad esempio al modello tirolese che prevede l’apertura di uffici postali impropri presso i negozi, ad esempio. Di sicuro bisogna fare qualcosa per affrontare e risolvere la situazione».

Kompatscher si è detto consapevole del fatto che, in tutta Europa, le Poste stanno cambiando pelle ma Bolzano non si accontenterà più di generiche promesse. «Incontreremo a Roma il direttore generale e attiveremo anche il Ministero competente». Se le risposte non dovessero essere esaurienti, c’è già chi intravede all’orizzonte un servizio postale «made in Alto Adige».

Servizio & sportelli. «Attualmente la rete resta capillare sul territorio: in Alto Adige - ricorda Kompatscher - sono operativi circa 130 uffici postali contro i 49 del vicino Tirolo, dove si è preferito puntare su accordi di partnership con esercizi commerciali (bar, negozi, eccetera) che offrono gli stessi servizi. Questa potrebbe rappresentare un'opzione anche per la nostra Provincia, mentre l'alternativa sarebbe l'assunzione di una serie di spese secondo quanto previsto dall'Accordo di Milano. In ogni caso, prima di scegliere la strada da intraprendere nel medio-lungo periodo, desidero approfondire le reali intenzioni di Poste Italiane per quanto riguarda l'Alto Adige».

Il personale. La questione riguardante il mancato rispetto della proporzionale riguarda non solo Poste Italiane, ma anche il settore ferroviario, tranne ovviamente quello gestito da Sad. «Se ne discute da tempo - ha spiegato Kompatscher - e più volte abbiamo sollecitato il rispetto delle norme previste dallo Statuto di autonomia».

A questo punto, dalle parole si dovrebbe passare ai fatti. «Incontrerò a breve i vertici di Poste e Ferrovie dello Stato - ha annunciato il presidente altoatesino - coinvolgendo anche i ministeri competenti. Intendiamo rimarcare con decisione l'obbligo di operare in aderenza allo Statuto, le cui norme prevedono anche l'applicazione di sanzioni in caso di mancato rispetto».

Le cifre. La Provincia di Bolzano vuole saperne di più soprattutto sulle cifre in ballo. Quanto costerebbe assumere il servizio? Quanto personale di madrelingua tedesca manca?

«Finora - prosegue Kompatscher - quando hanno chiesto lumi sulla questione diversi gruppi consiliari non siamo nemmeno stati in grado di rispondere. Oppure le risposte sono sempre state vaghe».

Il confronto. In realtà la rete di uffici postali in Alto Adige è persino più capillare di quella tedesca, come ha spiegato Cosimo Andriolo, responsabile per il Nord-Est di Poste italiane. «Il rapporto residenti-uffici postali in Alto Adige attualmente è di un ufficio ogni 3.800 persone, contro le 4.600 persone del resto d'Italia. In Germania c'è un ufficio ogni 6.400 abitanti. Di filiali, qui, ne abbiamo 133». Ci sono, poi, 41 Atm-Postamat, 432 postini di cui 377 telematici, le “cassette di impostazione” sono 987 e i mezzi di trasporto 423.

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