Caos Poste: ritardi e quaranta esuberi

La Cisl: «A fine 2016 decine di esodi incentivati: poche le sostituzioni». Slitta ancora l’accordo con la Provincia


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Molti, in Alto Adige, avevano già stappato lo spumante in vista del passaggio imminente del servizio di recapito postale alla Provincia, che in linea teorica avrebbe dovuto essere formalizzato entro la fine del 2016, per partire poi da gennaio. In realtà la convenzione a tre (Provincia-Poste-Ministero) - che era stata siglata e non firmata - è ancora al palo per una serie di ostacoli più formali che sostanziali. In particolare Poste italiane non vorrebbe quantificare nell'accordo l'esatto ammontare del servizio di recapito, cosa che la Provincia giustamente pretende, visto che dovrà accollarsi le spese. La situazione generale, tra l'altro, dall'inizio dell'anno è ulteriormente peggiorata in quanto sono andati in pensione anticipata almeno 40 dipendenti, come sottolineano i sindacati di categoria.

«Si tratta di esodi incentivati - spiega Gregorio Virco della -Slp/Cisl - e Poste italiane, al momento, non ha assunto quasi nessuno per compensare, anche solo in parte, quest'ulteriore impoverimento di risorse umane. Ciò si riflette, ovviamente, in modo negativo anche sul servizio di recapito a Bolzano e in periferia».

Il timore dei sindacati è che il passaggio di testimone tra Renzi a Gentiloni, a Roma, non abbia snellito l'iter burocratico, tanto che Poste italiane avrebbe già fissato per luglio l'introduzione della consegna a giorni alterni anche in parecchi Comuni dell'Alto Adige. «È evidente che se la situazione non dovesse sbloccarsi, come invece tutti speriamo, Poste italiane è pronta a introdurre la consegna a giorni alterni, fatta eccezione per quotidiani e raccomandate, anche in Alto Adige. In molte altre regioni ciò è già avvenuto da gennaio, ma in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, ad esempio, i vertici di Poste Italiane sono già corsi ai ripari perché con il nuovo sistema c'erano giacenze di decine di tonnellate. Da parte nostra non possiamo che sperare in un’accelerata. Altrimenti la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente».

La proposta discussa ad ottobre con il sottosegretario Antonello Giacomelli prevede il subentro della Provincia allo Stato con un servizio postale universale da garantire 5 giorni lavorativi la settimana e almeno 6 per quanto riguarda il recapito dei giornali. Per contro Poste italiane dovrebbe impegnarsi a non ridurre il numero degli uffici postali in Alto Adige. Negli ultimi anni ne sono stati eliminati almeno una decina. «Con questa soluzione vogliamo evitare i tagli sul territorio ed elevare la qualità del servizio», ha spiegato Kompatscher. Questo modello dovrebbe trovare attuazione formale in una convenzione tra Ministero dello sviluppo economico, Provincia e Poste italiane. «Fino a che la situazione non si sbloccherà - conclude Virco (Cisl) - a rimetterci saranno gli utenti». Un pizzico di ottimismo è giustificato dalle parole di ieri del presidente della Provincia Arno Kompatscher: «Spero di poter chiudere nel giro di alcune settimane». L'impressione è che molto dipenderà dal buon senso che sapranno dimostrare i vertici di Poste italiane.

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